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C'è il piano, ma niente soldi E il governo pensa alle risse

Quasi ultimato il piano per il Recovery Fund. Ma i soldi arriveranno tardi e nel governo ormai è tutti contro tutti

C'è il piano, ma niente soldi E il governo pensa alle risse

Dalla riforma del sistema giustizia alla digitalizzazione, dalla rivoluzione verde alla transizione ecologica, passando per le infrastrutture capaci di garantire una mobilità sostenibile, istruzione, sanità e parità di genere. Ecco le sei macroaree sulle quali si concentrerà il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), messo a punto dal governo e da finanziare con i soldi del Recovery Fund. Sul tavolo, riferiscono fonti di agenzia che hanno potuto visionare la bozza del documento, ci sono 196 miliardi di euro da spalmare nelle suddette aree d'intervento.

Il governo è spaccato

Il problema di fondo è che sul testo non c'è ancora il via libera del Consiglio dei ministri. Non solo: i soldi di cui si sta parlando nel Cdm arriveranno tardi, quando invece l'Italia avrebbe bisogno di uno stimolo in questo preciso momento. In mezzo a uno scenario del genere, il governo continua a litigare. I renziani, in particolare il ministro Teresa Bellanova, ha definito la bozza "opaca e incostituzionale".

Eppure il premier Giuseppe Conte fa finta di essere ottimista, spiegando che il Pnrr a cui sta lavorando l'esecutivo "contribuirà, insieme alle altre azioni del Governo già intraprese, a rafforzare la nostra sanità". I due pilastri? Per Conte corrispondono "all'importanza dei presidi territoriali sociosanitari per una rete di assistenza diffusa e prossima ai cittadini" e "all'esigenza di promuovere l'ammodernamento tecnologico e strutturale degli ospedali progredendo al contempo nello sviluppo della telemedicina e promuovendo la ricerca di base e applicata in campo medico".

La suddivisione delle risorse

Oltre a un capitolo dedicato alle riforme e alle indicazioni sull'impatto macroeconomico delle stesse, le 125 pagine della bozza presentano disposizioni per il monitoraggio e l'attuazione del piano e la struttura del piano. Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse, la fetta più grande, ovvero 74,3 miliardi, sarà destinata alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica (Transizione Green).

Altri 48,7 miliardi finiranno a rimpinguare digitalizzazione, innovazione, competitività e la cultura; 27,7 miliardi alle infrastrutture per una mobilità sostenibile. E ancora: oltre 17 miliardi per la parità di genere, la coesione territoriale e sociale; e altri 9 miliardi al capitolo della salute; 19,2 miliardi per ricerca e istruzione.

Accanto alle macroaree la bozza include anche 17 cluster, ovvero aree di intervento più specifiche, tra cui quella relativa all' "Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici", o i progetti inerenti al tema "Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione". Previsto un raccordo per il monitoraggio di ogni fase con l'Anac (autorità nazionale anti corruzione) per prevenire ogni possibile episodio di corruzione.

Chi attuerà il piano

Si dovrebbe poi procedere all'individuazione di un "Responsabile di missione" in ciascun settore interessato dal piano, al quale sia demandata la responsabilità generale di "assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso", la "costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma" nonché il compito di "adoperarsi, anche attraverso l'attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell'intervento programmato".

Sull'attuazione del Pnrr dovrebbe vigilare con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo, composto da Presidente del Consiglio, Ministro dell'Economia e delle Finanze e Ministro dello Sviluppo Economico. Viene inoltre individuato il Ministro degli Affari europei - di intesa con il Ministro degli affari esteri e delle cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest'ultimo - quale referente unico con la Commissione Europea per tutte le attività legate all'attuazione del Piano. "Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività", si legge ancora nella bozza.

Nella bozza di Pnrr per la realizzazione del Recovery Plan, ha sottolineato Lapresse, si parla anche della creazione di un "Comitato di responsabilità sociale", composto da "rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell'università e della ricerca scientifica" che "seguirà l'attuazione del Piano e fornirà pareri e suggerimenti".

I membri del Comitato saranno scelti tra "personalità di alto profilo istituzionale e scientifico e di notoria indipendenza". Al suddetto Comitato, inoltre, potranno essere anche chieste "consulenze in relazione a specifiche problematiche concernenti l'attuazione degli interventi rientranti nel piano".

La Rete nazionale It

Nel Pnrr dovrebbe quindi esserci spazio per la creazione di una Rete nazionale It, quale esclusivo luogo istituzionale che veda il diretto e partecipato coinvolgimento, su problematiche operative e tecniche, di tutti gli stakeholders istituzionali (Amministrazioni centrali, rappresentanza di Regioni ed Enti Locali) ma anche del partenariato economico.

La Rete nazionale - si legge ancora nel documento - attraverso un continuo confronto amministrativo e tecnico tra i referenti designati dalle amministrazioni, costituirà "un luogo di incontro stabile per il confronto attuativo in itinere delle iniziative It" per individuare e superare le criticità realizzative, garantire la rilevazione e lo scambio delle buone prassi e per concorrere a rappresentare i fabbisogni di intervento anche di tipo legislativo da porre allattenzione del Governo per uno stimolo continuo alla semplificazione in materia It.

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