La Regione si mette di traverso sull'Ilva

La giunta pugliese impugna il decreto del governo davanti alla Consulta

La vendita dell'Ilva rischia di subire un pesante stop per lo scontro tra Regione Puglia e Palazzo Chigi.

Ieri mattina il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti ha riferito che gli esperti al lavoro sui piani ambientali presentati dalle due cordate che intendono acquistare il più grande gruppo siderurgico italiano concluderanno il loro lavoro entro il prossimo 13 novembre. A quel punto, i due concorrenti potranno rivedere anche l'offerta economica per l'acquisto e la gara entrerà nel vivo. La Regione Puglia ha però reso noto uno studio epidemiologico da cui risulta che c'è una relazione causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario a Taranto, sede del più importante impianto di Ilva. E nel pomeriggio, la giunta regionale, riunita in sessione straordinaria, ha deciso che impugnerà davanti alla Corte Costituzionale il cosiddetto decreto «salva-Ilva» di giugno, per «lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l'operato del legislatore», annuncia una nota. In serata la reazione di Palazzo Chigi che, per bocca del sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti, accusa il presidente della Regione Puglia e suo compagno di partito (il Pd) di «lavorare per lo sfascio».

Il decreto varato dal governo (oggi legge) prevede che le eventuali modifiche al piano ambientale vengano valutate prima del piano industriale ed economico, che dovrà essere adeguato alle eventuali richieste degli esperti.

Le due cordate per Ilva attualmente in lizza fanno capo una alla Cassa Depositi e Prestiti con il gruppo siderurgico Arvedi e la Delfin, la holding finanziaria della famiglia Del Vecchio, l'altra al tandem composto dalla franco-indiana Arcelor Mittal e dal Gruppo Marcegaglia. Nelle scorse settimane si è parlato di un possibile interesse del gruppo indiano Jsw Steel, che potrebbe partecipare alla cordata della Cdp.

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