Economia

"Renault avanti tutta. Sì all'auto elettrica ma con le nostre idee"

L'ad del gruppo francese, riportato in utile, non intende cedere all'omologazione green

"Renault avanti tutta. Sì all'auto elettrica ma con le nostre idee"

Monaco Sono trascorsi un anno e quasi tre mesi dalla sua nomina ad amministratore delegato di Groupe Renault. Un periodo in cui è successo di tutto, dalla pandemia all'accelerazione su green e digital. Quale voto pensa di darsi? Luca De Meo, 54 anni, l'italiano chiamato a risollevare le sorti di Renault, che ha sfidato i big tedeschi in casa loro al primo Salone della mobilità di Monaco, evento snobbato dalla maggior parte dei concorrenti, risponde così: «Direi 6-». «Un eccesso di modestia», ribatto. «No - risponde convinto - perché il lavoro è appena iniziato. Si sono fatti progressi rispetto alla perdita storica del 2020. Nel primo semestre 2021 la situazione si è però invertita, con un recupero impressionante».

Effetto De Meo sui conti?

«Dobbiamo ancora recuperare rispetto ad altri concorrenti. La buona notizia è il margine operativo del 2,8% raggiunto rispetto al 3% promesso per il 2023. Non è stata una passeggiata. Abbiamo messo Renault nelle condizioni di poter fare, tagliando i costi fissi del 20%, una dieta brutale. Il 6- serve a motivarmi».

Ha annunciato che Renault guarda all'Italia per la ricerca di nuovi fornitori. E Anfia ha apprezzato molto.

«Tutte le aziende vogliono capire come ridisegnare la catena logistica. Bisogna avere una catena più controllabile e meno complessa. Il caso chip non lo abbiamo previsto in quanto c'erano i fornitori che li gestivano per noi».

Il fatto di guardare all'Italia non creerà attriti con i fornitori francesi?

«Stiamo rivedendo tutto. Ci saranno opportunità in Italia? Da italiano perché non dovrei guardarle? Ciò non vuol dire che abbandoneremo i fornitori francesi, anzi. Il piano ElectriCity in Francia (creare il più importante hub europeo per la produzione di veicoli elettrici, ndr) avrà un impatto di 8 miliardi sul Pil del Paese. Il capo acquisti di Renault è italiano, c'è dunque una specie di allineamento. Se possiamo aiutare imprenditori con proposte interessanti, perché no? Siamo in Europa. Dobbiamo fare da collante del sistema».

De Meo, un ex Fiat in Renault; Carlos Tavares, un ex Renault poi approdato in Psa, ora in Stellantis, a metà tra Francia e Italia.

«Carlos è molto più alto in classifica di me. Io voglio rimettere Renault al posto che le compete».

Monaco, un Salone grigio con tante macchine elettriche che si assomigliano.

«Cerco sempre di uscire dal mainstream. L'industria dell'auto è ossessionata dall'idea di cercare l'efficienza di costi. Occorrono ingredienti diversi. Sono d'accordo sul rischio di standardizzazione che, da parte mia, combatto in maniera veemente».

E il piano Ue «Fit for 55»?

«Alla fine dovremo adattarci, non mi sembra ci sia spazio per la discussione. La parola finale, però, spetterà al mercato. Ci adatteremo alla linea da seguire con le conseguenze delle decisioni da prendere».

Le ingerenze dell'Eliseo avevano bloccato la nascita di Renault-Fca. I vostri rapporti con l'azionista Stato?

«Ho ottime relazioni con tutti. Ci lasciano lavorare e ho di fronte persone molto competenti e che ci capiscono».

In Italia un po' meno...

«Lo dice lei. In Italia avete alcuni veri campioni. I miei interlocutori nel cda, dal ministero dell'Industria all'Eliseo, tengono molto al gruppo. Sono stato sostenuto e aiutato».

Anche se non è francese?

«Sì, ho vissuto in tanti Paesi, sono italiano, ma mi sento totalmente europeo».

Come va con i sindacati?

«Rapporto costruttivo. Ci sono opportunità da cogliere, come il cambio delle catene del valore. Non si deve giudicare la performance di un'azienda sul numero di auto vendute, ma sul valore aggiunto che è capace di costruire, sulla qualità dei posti di lavoro».

Consolidamenti in vista?

«No, c'è tanto da fare: dopo le turbolenze vogliamo portare il dialogo su temi operativi e pratici, mettere insieme piattaforme con la stessa chimica, le batterie, i fornitori. Non si parla più di merce, ma di modello ibrido razionale».

A missione Renault compiuta, tornerà in Italia?

«Sono appena arrivato, ho qualche anno per compiere la missione. Magari non farò più niente. Marchionne mi assegnò la Fiat a 37 anni. Da fuori sembro nuovo, invece...

».

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