Resa dei conti nel salotto delle Popolari

Resa dei conti nel salotto delle Popolari

A soli cinque mesi dalla salita di Ettore Caselli alla presidenza di Assopopolari, riesplodono gelosie e veleni tra le 75 banche cooperative associate. Motivo di tensioni il bilanciamento dei poteri interni all'«Abi delle Popolari», da mesi impegnata a tracciare la delicatissima autoriforma del settore e placare le richieste del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: Angelo Tantazzi ha ricevuto mandato di creare una commissione così da valorizzare la presenza dei fondi nei cda dei singoli istituti di credito.

Ma torniamo ai malumori interni alla lobby delle cooperative, che a fine ottobre ha portato in cda una riforma statutaria che ne allargherà il comitato direttivo da 3 a 4 posti, oltre al presidente. L'assemblea è già convocata per mercoledì 26. Dopo una felpata introduzione sulla necessità di avere una governance salda, il presidente di una popolare del Sud si sarebbe dispiaciuto per l'esclusione dal «direttivo» di Giovanni De Censi (presidente dell'Istituto centrale delle Banche Popolari e del Credito Valtellinese). La discussione in cda si sarebbe quindi spostata sulla figura dello storico segretario generale dall'Associazione Giuseppe De Lucia Lumeno, poltrona che alcuni soci vorrebbero ora a termine. Udito fin troppo, Carlo Fratta Pasini (Banco Popolare, istituto dove lo stesso Lumeno ha le proprie radici) avrebbe poi messo tutto a tacere, notando come De Lucia sia un dipendente di Assopopolari.

Il bisticcio sulle poltrone di vertice è stato però interpretato da alcuni consiglieri come la spia del perdurante malessere esistente tra gli associati. Pur imbevuto di spirito cooperativo, lo Statuto di Assopop affida oneri e onori ai quattro big del settore: Banco Popolare, Ubi Banca (che aveva espresso l'ex presidente Emilio Zanetti), Bipiemme e Popolare Emilia. Questi alimentano l'associazione con una «retta» annua stimabile in 350mila euro e ne hanno il timone: «Ad ogni associata o gruppo bancario spetta un voto per ogni 5 milioni di euro o frazioni di mezzi amministrati, con un minimo di 20 e un massimo di 2.200 voti», precisa l'articolo 18 dello Statuto.

Tanto che, la scorsa primavera, prima che i «saggi» incaricati trovassero l'accordo dei grandi elettori per affidare la presidenza di Assopopolari a Caselli della Bper, la base era agitata da molteplici

rivendicazioni. Con i piccoli istituti di territorio desiderosi di contare di più insieme alle cugine di medie dimensioni. E lo stesso presidente di Popolare Vicenza, Gianni Zonin, lasciava cadere velati segnali di disponibilità.

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