Rete unica, ora tocca a Open Fiber

Dopo l'ok di Tim all'offerta Kkr si apre il cantiere per la fusione delle due infrastrutture

Rete unica, ora tocca a Open Fiber
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Mentre il cantiere per lo scorporo della rete Tim ha preso il via dopo l'ok all'offerta di Kkr, il pensiero di tutti gli attori in gioco è già rivolto alla partita successiva che prevede le nozze tra NetCo (la società che nascerà dallo scorporo della rete Tim) e Open Fiber, la società della fibra controllata al 60% da Cassa depositi e prestiti e al 40% dal fondo Macquarie. Prima di arrivare a questo, però, che frutterà 2,5 miliardi di earn out a Tim e l'agognata rete unica al governo, sarà necessario risolvere i problemi di Open Fiber. Nello scorso aprile la società è stata affidata alle cure del presidente Paolo Ciocca, un apprezzato manager di Stato che ha il compito di accompagnare il gruppo in questa fase di transizione. Dallo scorso settembre il gruppo ha anche un nuovo amministratore delegato e direttore generale: Giuseppe Gola. Fino ad oggi la società ha connesso 14 milioni di unità immobiliari e vanta una quota di mercato del 63% tra i clienti della fibra intergrale in Itaelia. Il gruppo ha realizzato nell'ambito del piano Bul che riguarda le aree bianche (borghi e zone rurali e isolate) circa il 75% del totale dei 6232 comuni previsti dalla Concessione Infratel, la società pubblica che gestisce i bandi per la banda larga e ultralarga. Quest'opera, a causa di errori sui dati alla base del bando, ha richiesto la realizzazione di circa 14mila chilometri di fibra in più che, insieme ai rincari, ha provocato una massiccia ondata di extracosti. Per questo è aperto un canale col governo per rivedere il Piano economico finanziario alla base del progetto con circa 880 milioni in più. C'è poi un discorso a parte, legato a comprendere nella concessione anche il collegamento con la rete nazionale, che Open Fiber sta realizzando a sue spese per 350 milioni, così come l'ultimo miglio, ossia i 40 metri che vanno dall'armadietto alle abitazioni. Senza questo passaggio alla scadenza della concessione, nel 2037, lo Stato potrebbe trovarsi con una rete monca che nelle parti finali sarebbe in mano a un attore privato.

Open Fiber ha in pancia anche le aree nere (le città grandi e medie) a cui si sono poi aggiunte le aree grigie, prevalentemente aree industriali, del Piano Italia 1 Giga, di cui ha ottenuto 8 lotti in 9 regioni. Queste ultime sono finanziate per 1,8 miliardi (70% dei costi) con fondi del Pnrr di cui Open Fiber ha chiesto un anticipo del 30% a Infratel.

Il gruppo sta preparando il nuovo piano industriale in arrivo a fine anno. Dovrà comprendere i lavori sulle aree grigie per cui è necessario rivedere con le banche il project financing da 7,2 miliardi, anche alla luce del mutato contesto macroeconomico che ha fatto lievitare i costi. Questo sarà un punto dirimente anche in vista delle nozze con NetCo, poiché le banche vorranno sapere dove il progetto andrà a parare. Lato Kkr andrà capito cosa comprendere nel perimetro di Netco nel quale non potranno confluire le aree nere (per motivi Antitrust).

E andrà trovata la giusta valutazione per le aree bianche e grigie, poco redditizie, ma per le quali sono stati investiti denari pubblici importanti. Intanto, sul fronte Tim, anche l'agenzia Fitch la mette sotto osservazione per un upgrade dell'affidabilità creditizia.

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