Economia

Rete unica, si cerca il compromesso

L'ipotesi di dividere le aree da cablare tramite delle newco

Rete unica, si cerca il compromesso

Il cantiere, benedetto dal governo, per creare una unica rete tlc in fibra divide esperti e manager del settore. Da una parte l'Enel con Open Fiber (la società della rete che il gruppo energetico controlla in maniera paritetica con Cdp) e dall'altra Tim con la sua infrastruttura.

L'ad di Enel, Francesco Starace, sostiene il modello «wholesale only», mentre l'ad di Tim, Luigi Gubitosi, un sistema opposto, verticalmente integrato. La guerra potrebbe però concludersi senza vincitori né vinti: all'orizzonte, secondo indiscrezioni, si profila infatti l'idea di costruire una soluzione di compromesso. Open Fiber vorrebbe, infatti, dare vita a una newco in cui far confluire la rete e condividere il business con diversi operatori, Tim vorrebbe invece una rete unica sotto il proprio controllo. La distanza è siderale e proprio ieri fonti interne all'Enel hanno chiarito che il gruppo «è disposto al co-investimento, che nulla ha a che vedere con la rete unica controllata dall'ex incumbent».

Quindi se il governo Conte vuole, come annunciato, una «rete unica entro l'anno» deve mettere d'accordo le parti: Come? Le ipotesi al vaglio - secondo una fonte - sono quelle di separare i diritti economici e la governance, oppure suddividere le aree da cablare nel Paese, anche creando delle newco ad hoc. In sostanza, il modello operativo a cui si sta pensando è quello delle utility, che non si fondono, ma collaborano per aree di business. La partita è caldissima e una conferma arriva anche dall'ultimo rapporto europeo sulla fibra di Arthur D.Little. Secondo la società di consulenza, nel 2020 il mondo delle tlc in Europa genererà accordi per 60 miliardi e, di questi, 24 riguarderanno la fibra.

Una pioggia di miliardi è attesa anche in Italia, con diversi operatori alla finestra. E mentre nei giorni scorsi si sono schierati con Tim, Vito Gamberale e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, gli esperti di Arthur D.Little (come Maximo Ibarra di Sky Italia e Jeffrey Hedberg di WindTre) hanno appoggiato il modello wholesale only di Enel. La società di consulenza evidenzia come la fibra ad accesso aperto stia diventando in Europa una calamita per gli investimenti di società non-telco, fondi infrastrutturali compresi. Il modello wholesale only permetterebbe poi di «sfruttare le competenze» di entità esterne al settore tlc per distribuire in modo efficiente la fibra come società energetiche, Comuni, le società immobiliari, «che sanno gestire progetti tra più entità e risolvere gli ostacoli burocratici locali».

Si prolunga, intanto, la trattativa che Tim sta conducendo per vedersi riconoscere lo status di «primo proponente» per la gara che in autunno segnerà il destino dell'operatore tlc brasiliano Oi. Tim ha presentato - in cordata con Telefonica e Claro - un'offerta da 2,7 miliardi per gli asset cellulari di Oi.

Il periodo di trattativa in esclusiva aveva ieri la sua prima scadenza, ma era previsto il tacito rinnovo per altri 4 giorni, quindi ora si guarda al 15 di agosto.

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