
La riforma dell'Irpef e la conferma degli interventi sul cuneo fiscale introdotti dalla legge di Bilancio 2024 hanno avuto un impatto positivo sul reddito disponibile delle famiglie italiane. Secondo l'analisi contenuta nella Relazione annuale 2024 della Banca d'Italia, la nuova struttura dell'Irpef, con la riduzione da quattro a tre scaglioni, e i nuovi strumenti di riduzione del cuneo fiscale ora strutturali determinano un incremento medio dell'1,5% del reddito disponibile delle famiglie, pari a quasi 700 euro annui rispetto allo scenario con la normativa precedente. La misura ha un costo significativo per le finanze pubbliche: 5,2 miliardi in minori entrate derivanti dalla riforma Irpef, cui si aggiungono 8,6 miliardi per le ulteriori detrazioni a favore dei dipendenti con redditi tra i 20mila e i 40mila euro, e 4,4 miliardi per il nuovo bonus destinato ai lavoratori con redditi fino a 20.000 euro. Le modifiche, osserva Bankitalia, sono state accompagnate da alcune compensazioni, come la limitazione delle detrazioni per carichi familiari e nuovi tetti agli oneri detraibili, per un recupero complessivo di circa 0,9 miliardi di euro.
L'analisi mette in luce come gli effetti redistributivi siano per lo più favorevoli: circa l'80% delle famiglie beneficia della riforma, con un incremento medio del 2% del reddito disponibile (quasi 880 euro), mentre meno del 3% dei nuclei registra un calo (in media del 2%, circa 490 euro), a causa della perdita di alcune detrazioni per figli ultratrentenni o altri familiari a carico. Le famiglie collocate tra il secondo e il settimo decimo della distribuzione del reddito sono le più avvantaggiate, in particolare quelle nel quinto decimo (+2,2%). Nel complesso, la riforma determina anche una «lieve riduzione della diseguaglianza nel reddito disponibile familiare misurata dall'indice di Gini, che scende di 0,3 punti percentuali», scrive Bankitalia. Un risultato che che di fatto rafforza l'effetto redistributivo della misura.
Importante anche il tema degli incentivi al lavoro. Le aliquote marginali effettive (Ame), che indicano il disincentivo a lavorare di più, risultano più basse per le retribuzioni più contenute, mentre aumentano nel range tra 35.000 e 45.000 euro, dove incide la riduzione progressiva della nuova detrazione.
Tuttavia, rispetto al 2024, il profilo delle Ame risulta «opportunamente smussato», evitando i salti bruschi che penalizzavano i redditi attorno ai 25.000 e ai 35.000 euro.
Ma se sul piano fiscale la direzione appare chiara e improntata alla stabilizzazione e al sostegno del potere d'acquisto, Bankitalia segnala forti incertezze sul fronte della governance territoriale e della spesa pubblica europea. Nella Relazione annuale, si evidenzia come l'eventuale introduzione dell'autonomia differenziata sulla base della legge 86/2024 potrebbe avere impatti non trascurabili sui conti pubblici. L'intervento normativo è stato nel frattempo profondamente impattato dalla sentenza 192/2024 della Consulta, che ha escluso la possibilità di devolvere intere materie alle Regioni. Bankitalia sottolinea che «l'incertezza legata all'attuazione della riforma è rilevante», tanto più che il dibattito parlamentare e tecnico sull'effettiva determinazione e copertura dei Lep è tutt'altro che concluso.
Anche l'evoluzione della spesa per la difesa rappresenta, secondo Via Nazionale, un «ulteriore elemento di incertezza».
In particolare, l'Italia non ha ancora fatto ricorso ai finanziamenti europei previsti dallo strumento Safe, né ha attivato la clausola di salvaguardia nazionale per discostarsi dagli obiettivi di spesa netta concordati a livello Ue. La pressione politica e internazionale per aderire più attivamente all'iniziativa ReArm Europe volta al rafforzamento della capacità difensiva dei Paesi membri potrebbe in futuro imporre nuove scelte di bilancio.