Economia

La ripresa slitta ancora, Italia penalizzata dalle tasse: la pressione al 53,9%

Peggiorano le prospettive di crescita del Belpaese: pressione fiscale insostenibile. La Confindustria lancia l'allarme: "La caduta dei consumi è peggiore dal Dopoguerra"

La ripresa slitta ancora, Italia penalizzata dalle tasse: la pressione al 53,9%

Gli indicatori non sono buoni. Il segno meno precede le percentuali di crescita del sistema Italia. Anche il Centro studi della Confindustria ammette il fallimento delle politiche economiche messe in atto dal governo Monti. Gli analisti di viale dell'Astronomia rivedono la variazione del pil per il 2012 prevedendo un calo del 2,1% rispetto al precedente -2,4%. Tuttavia, peggiora la stima per il 2013: la contrazione sarà dell’1,1% anziché dal precedente -0,6%. In questo modo, si sposta - ancora una volta - l’inizio del tanto ventilato recupero al quarto trimestre 2013. Nel 2014 è prevista una "modesta" ripresa (+0,6%). A penalizzare il Belpaese è il peso eccessivo che le tasse hanno sui risparmi degli italiani.

"L’Italia è ancora in recessione - si legge nel report - immersa in una profonda contrazione della domanda interna e della produzione". Tra i dati pubblicati nello studio del Centro studi della Confindustria, il più drammatico è quello che riguarda la pressione fiscale. Nell'ultimo anno, infatti, i tecnici hanno riempito la vita dei contribuenti italiani di nuovi balzelli che, da una parte, sono andati a intaccare il reddito disponibile delle famiglie e, dall'altra, sono andati a minare la ripresa del Belpaese. "La pressione fiscale rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva - hanno spiegato gli analisti nell’ultimo rapporto sugli scenari economici - 53,9% del pil nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore". D'altra parte, le ricadute del peso eccessivo delle tasse è sotto gli occhi di tutti: i consumi delle famiglie cedono il 3,2% quest’anno (il 3,6% pro capite), "il peggior risultato dal dopoguerra". La caduta proseguirà nel 2013 (-1,4%), in peggioramento rispetto alla precedente stima (-1%). Per una stabilizzazione dei consumi si dovrà attendere il 2014 (+0,3%) anche se, come fanno notare da viale dell'Astronomia, per abitante arretrano ancora, "tornando poco sopra i valori del 1997".

Anche le condizioni del mercato del lavoro italiano "restano preoccupanti". Nel rapporto della Confindustria emerge che nel terzo trimestre del 2013 saranno 1,5 milioni le unità di lavoro perdute rispetto al picco di fine 2007. Alla metà del 2011 si contano 1,1 milioni di unità in meno. Non solo. Il tasso di disoccupazione raggiungerà l’11,1% a fine 2012 (10,6% in media d’anno) e salirà al 12,2% a fine 2013 (l’11,8% in media d’anno), contro il 10,7% e il 12,5% rispettivamente attesi nel rapporto di settembre. Per il 2014 il tasso sarà pari al 12,4% in media d’anno, che arriva al 13,6% se si includono le ore di cig utilizzate.

Nonostante la raffica di indicatori negativi, il direttore del Centro studi di Confindustria Luca Paolazzi ha escluso la necessità di una manovra correttiva: "Nessuno ce la chiede e la sconsigliamo. Non vedo perchè dovremmo essere così suicidi da farla". Pur in un contesto negativo, gli analisti di viale dell'Astronomia hanno infatti evidenziato che ci sono segnali di assestamento: "Per la prima volta da molto tempo, i rischi sono più bilanciati: non sono solo al ribasso, ma anche al rialzo. Accanto alle molte fragilità internazionali e interne ci sono elementi che possono funzionare da leva per una ripartenza più veloce nel prossimo futuro".

Ad ogni modo, secondo l'associazione degli industriali, spetta alla politica "rompere la cappa dei timori e orientare le aspettative verso una nuova stagione di sviluppo".

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