Economia

Rischia il carcere chi non presenta la dichiarazione dei redditi

Per chi presenta una dichiarazione infedele si potranno applicare gli arresti domiciliari, il divieto di espatrio e altre misure coercitive. È quanto prevede la legge di conversione del decreto fiscale, approvata dal Senato

Rischia il carcere chi non presenta la dichiarazione dei redditi

Arresti domiciliari, divieto di espatrio sono alcune delle misure punitive applicabili per chi presenta dichiarazioni dei redditi e dell’Iva infedeli. Potrà essere disposta anche la custodia cautelare in carcere per l’omessa dichiarazione. È quanto prevede la legge di conversione del decreto fiscale, approvata ieri in via definitiva dal Senato. Il testo sarà quindi votato da Montecitorio lunedì 23 dicembre.

Diventerà quindi operativo il nuovo regime penale tributario che avrà l’effetto di aumentare le pene e sarà caratterizzato da nuove regole procedurali. In futuro, infatti, gli indagati del reato di dichiarazione infedele potranno scontare una pena da due anni a quattro anni e sei mesi di reclusione, e non più come in precedenza da un anno a tre anni. Le misure coercitive per questo tipo di reato potranno prevedere il divieto di espatrio, l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, gli arresti domiciliari e le altre misure coercitive differenti dalla custodia cautelare in carcere. Il pubblico ministero avrà dunque la possibilità di richiedere al giudice per le indagini preliminari una di queste misure repressive.

Inoltre, per la dichiarazione infedele sono state abbassate anche le soglie di punibilità. Come riporta Norme e Tributi del Sole 24 Ore, il rilievo penale della condotta viene quindi esteso, comprendendo illeciti che finora erano considerati solo violazioni amministrative. Il reato scatterà quando l’imposta evasa supererà la soglia di 100 mila euro e non più di 150 mila euro. Bisogna precisare che il limite si intende per ciascuna imposta e per ciascun periodo di imposta. Lo stesso reato scatterà anche quando gli elementi attivi sottratti a imposizione saranno superiori a due milioni di euro, e non più tre milioni di euro come prima.

In base all'articolo 266 del codice penale, le intercettazioni di conversazioni telefoniche sono consentite nei procedimenti per delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni. Così vale anche per i delitti di omessa e infedele dichiarazione. In sede di conversione in legge, la reclusione massima è stata ridotta rispetto alla previsione iniziale ed è stata fissata in 5 anni per l’omessa dichiarazione e in 4 anni e 6 mesi per l’infedele dichiarazione.

Restano gli stessi del passato i delitti per i quali si potranno svolgere intercettazioni telefoniche.

Si tratta in particolare della dichiarazione fraudolenta con documenti per operazioni inesistenti e mediante altri artifici, dell’emissione di false fatture, dell’occultamento e distruzione di scritture contabili, della sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte nella forma aggravata e dell’indebita compensazione con crediti inesistenti.

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