Economia

Rivalutazione delle pensioni: tutti gli aumenti previsti

L'inflazione si impenna e le pensioni riceveranno una rivalutazione in anticipo rispetto ai tempi previsti: ecco gli aumenti e cosa accadra nel 2023

Rivalutazione delle pensioni: tutti gli aumenti previsti

Oltre alla riforma delle pensioni di cui si occuperà il nuovo governo, un problema forse più attuale e urgente riguarda l'inflazione da record e i danni che ha sul potere di acquisto degli italiani. Ecco perché il decreto Aiuti bis anticiperà la rivalutazione pensionistica entro la fine del 2022 e non a partire da gennaio 2023 come previsto in un primo momento.

Cosa cambia sulle pensioni

Sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l'articolo 21 riguarda proprio la materia di cui ci stiamo occupando: "Per contrastare gli effetti negativi dell'inflazione per il 2022 e di sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, in via eccezionale, si prevede l'anticipazione al 1° novembre 2022 del conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni per l'anno 2021 (di cui all'art, 24, comma 5, della L. 28 febbraio 1986, n. 41). Ecco che, in termini pratici, si avrà un +0,2% per recuperare l'inflazione dello scorso anno e un ulteriore 2%, anticipando gennaio, sull'inflazione del 2022. Come spiega il Corriere, in questo caso usufruiranno della misura soltanto i pensionati con importi non superiori a 2.692 euro (quindi 35mila euro l'anno.

Gli aumenti

A usufruire di questa misura saranno anche le tredicesime. Ma quali saranno gli aumenti che spettano ai pensionati? Gli aumenti saranno abbastanza irrisori e compresi tra 10 e 50 euro al mese per la rivalutazione del 2023 ma con un conguaglio la cui forbice è tra 10 e 130 euro in base all'importo della pensione. Come spiega Investireoggi, con il cedolino di novembre si avranno anche gli arretrati del periodo compresto tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2022: aumenti netti pari a 54 euro per le pensioni di 2.692 al mese e la metà per chi percepisce una cifra di 1.200 euro mensili. Da gennaio 2023, però, scatterebbero rivalutazioni per tutti in base ai tassi dell'inflazione sempre più in crescita.

Perché c'è la rivalutazione

In base alle prime stime, quindi, il prossimo anno lo Stato dovrà sborsare una bella somma, la più alta dagli anni '80, a causa della perequazione automatica degli assegni perché, negli ultimi anni, l'inflazione era rimasta a livelli molto più bassi rispetto agli attuali. Con rivalutazione si intende l'adeguamento degli importi pensionistici con il potere d'acquisto dell'anno precedente. Se crescono i prezzi, devono crescere di pari passo anche le cifre per le persone ormai al di fuori del mondo del lavoro per mantenerne inalterato il potere d’acquisto. Praticamente, sull’importo dell’assegno si applica "un aumento pari al tasso di rivalutazione registrato dall’Istat per i 12 mesi precedenti", spiegano gli esperti.

Il Governo, poi, sta lavorando per varare il dl emergenze entro la fine della prossima settimana: secondo quanto appreso, si tratterà di una specie di minimanovra dove si avranno interventi contro il caro bollette ma anche le norme per raggiungere gli obiettivi del Pnrr.

Commenti