Rotelli: «San Raffaele in pareggio nel 2012»

Rotelli: «San Raffaele in pareggio nel 2012»

«Sono un angelo». Giuseppe Rotelli, patron del gruppo San Donato e neopresidente del San Raffaele di Milano, non fa mistero del fatto che i 405 milioni investiti nel complesso sanitario e di ricerca di Segrate non siano stati pochi, oltre 150 milioni in più dell’offerta a suo tempo presentata dallo Ior e dall’imprenditore Malacalza.
«L’abbiamo pagato caro, forse troppo, ma ora lavoreremo il doppio per confermare la bontà del progetto». Non ha esitazioni e tentennamenti Giuseppe Rotelli, che ieri si è presentato ai dipendenti della struttura fondata da don Verzé. «È una scelta strategica, un investimento di medio lungo termine: se vogliamo avere un campione nazionale, dovevamo unire grandi gruppi». Un investimento per lo più affrontato con mezzi propri e, in minima parte, grazie alle linee di credito disponibili presso gli istituti a lui più vicini (tra i quali Intesa Sanpaolo).
È una filosofia che finora si è rivelata vincente e che, con un paragone non troppo azzardato, pone l’avvocato pavese tra i protagonisti di questo difficile 2012 per il solo fatto di aver «osato» investire mentre gli altri tentennano. Per il solo fatto di aver avuto il coraggio di rompere equilibri consolidati come hanno fatto Diego Della Valle, in Mediobanca e in Rcs, e Leonardo Del Vecchio, in Generali. Non a caso Tod’s e Luxottica sono aziende che la crisi hanno cercato di superarla. L’«angelo» Rotelli, però, non è solo dispensatore di pace, ma è anche pronto alla guerra. «Tolleranza zero agli sprechi», ha detto ai suoi nuovi collaboratori. «L’azienda è sull’orlo del precipizio, schiacciata sotto il peso di un disavanzo annuo di 65 milioni di euro» e «alla presentazione dei conti 2012 voglio poter annunciare il pareggio di bilancio». Come testimonia il rilancio del gruppo Ligresti Sanità acquisito nel 2000. Niente Borsa, però. «Il gruppo San Donato non si quota», taglia corto. Con la scommessa del San Raffaele, Rotelli ha allargato quello che già era il primo gruppo ospedaliero italiano aggiungendovi la struttura lombarda di maggior fatturato. E ora la holding a capo del San Donato può contare su un valore della produzione di oltre 1,4 miliardi di euro, assestandosi al quinto posto in Europa e avvicinandosi a leader. Insomma, per accrescere la massa critica si può anche spendere più del previsto. Rotelli ieri non voleva parlare di Rcs della quale è il primo azionista individuale con il 16,5% sebbene fuori patto, ma alla fine qualcosa ha detto. Anche l’aver comprato il 5,2% dei Toti a 53 milioni valutandola l’85% in più dei corsi di Borsa (circa un miliardo) ha i suoi motivi. «Lagardère (in realtà Lvmh; ndr) ha comprato Les Echos a 25 volte» gli utili operativi e «posso portare una dovizia di esempi Italia e in Europa». Secondo questa prospettiva, aumentare la presenza a Via Rizzoli può anche essere stato un affare considerato che ad aprile ha pagato quel 5% circa 12 volte l’utile operativo atteso nel 2012.

E poi «Rcs è un investimento che fa capo alla mia famiglia (attraverso Pandette; ndr)» ed è quindi separato dai destini delle attività ospedaliere.
Non v’è dubbio, però, che una Rcs più «rotelliana» sarebbe molto diversa da quella attuale.

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