Stangata sulle frequenze tivù: ora è scontro Pd-Forza Italia

Nella notte spunta una norma che costringe Rai e Mediaset a pagare 50 milioni per le frequenze tv in digitale

Stangata sulle frequenze tivù: ora è scontro Pd-Forza Italia

All'indomani della rottura del Patto del Nazareno, è già scontro tra Forza Italia e il Partito democratico. In commissione sul decreto Milleproroghe, il governo Renzi ha riformulato l'emendamento sulle frequenze tivù in digitale. La norma introdotta nottetempo serve a chiedere 50 milioni di euro a Rai e Mediaset da redistribuire ad altri operatori. Secondo fonti vicine al centrodestra, sarebbe "la conseguenza della rottura del Patto del Nazareno".

In base alla legge di Stabilità la questione era congelata. Ma, dopo una concitatissima giornata, che ha portato Forza Italia a rompere il Patto del Nazareno, è stato "sfornato" un emendamento che di fatto riformula quanto già era stato deciso. La sorpresa è arrivata solo questa mattina quando i parlamentari del centrodestra se la sono trovata davanti in commissione Finanza. "L’importo dei diritti amministrativi e dei contributi per i diritti d'uso delle frequenze televisive in tecnica digitale, dovuto ai sensi degli articolo 34 e 35 del citato decreto legislativo dagli operatori di rete operanti in ambito nazionale e locale - si legge nell'emendamento 3.52 relativo all’articolo 3 - è determinato con decreto del ministero dello Sviluppo economico in modo trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio ed obiettivo sulla base dell’ambito geografico del titolo autorizzato".

I tecnici hanno stimato che i diritti tivù ammontano a 50 milioni di euro. Adesso il governo vuole far pagare a Rai e a Mediaset l'ammontare complessivo. Posso capire la tensione di questi giorni ma suggerirei di tenersi ai fatti e non agli stati d’animo.

"L'emendamento - assicura il sottosegretario Antonello Giacomelli riporta alla piena titolarità del governo la riforma delle norme relative al canone frequenze che abbiamo annunciato già da agosto 2014, anche con una lettera scritta ad Agcom". In realtà, secondo fonti ben informate sentite da Huffington Post, l’input sarebbe arrivato direttamente da Palazzo Chigi.

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