Ryanair padrona del cielo italiano

L'ad O'Leary ottiene il taglio delle tasse in cambio di investimenti per un miliardo

Paolo Stefanato

Ecco il potere di Ryanair in Italia. Dopo mesi di proteste, ricatti, trattative, ha ottenuto di far ritirare dal governo l'aumento di 2,5 euro della tassa d'imbarco negli aeroporti, introdotta a gennaio; lo ha fatto minacciando di chiudere basi, rotte e di tagliare posti di lavoro. Ieri, dopo la decisione che risale ad alcuni giorni fa, il numero uno della compagnia irlandese, Michael O'Leary, ha tenuto una conferenza stampa nella sede del ministero dei Trasporti, presenti il titolare Graziano Del Rio e il presidente dell'Enac, Vito Riggio (Del Rio, quasi a giustificarsi, ha avvertito in apertura che non era la prima conferenza stampa di compagnia aerea ospitata nella sede del dicastero).

Così come aveva fatto vibrare, fin dall'inizio dell'anno, l'arma del ricatto, ieri O'Leary ha annunciato invece un piano di espansione in Italia, che è la risposta fin troppo esplicita al dietro front del governo. Calorosi i ringraziamenti a Matteo Renzi e allo stesso Del Rio. Per il 2017 la low cost irlandese, che è ormai la prima compagnia in Italia per numero di passeggeri trasportati, prevede di aprire 44 nuove rotte e di investire un miliardo di dollari nel nostro Paese, con una ricaduta occupazionale quantificata in oltre 2mila posti di lavoro. Quel miliardo di dollari riguarda «10 nuovi aeromobili allocati sul mercato italiano».

E qui va fatta un'osservazione. La cifra non è reale ma propagandistica, perché si riferisce ai prezzi di listino dei Boeing 737-800 (di cui Ryanair possiede 300 esemplari, che nel 2024 saranno 520): un 737-800 costa a catalogo circa 100 milioni di dollari (l'equivalente Airbus 320 ne costa 98). Ma si tratta di prezzi che nessuno paga, perché secondo la dimensione degli ordini e il peso contrattuale del cliente gli sconti possono arrivare al 50%. E Ryanair è uno dei maggiori acquirenti di Boeing.

All'inizio dell'anno, dopo l'aumento del 35% della tassa d'imbarco, che saliva da 6,5 a 9 euro per finanziare il fondo speciale dei lavoratori del trasporto aereo (in particolare, i cassintegrati di Alitalia e di Meridiana), Ryanair aveva reagito minacciando la chiusura di 2 (Alghero e Pescara) delle 15 basi in Italia, di 16 rotte e di un aeroporto (Crotone), con il conseguente taglio di 600 posti di lavoro e la perdita di 800mila clienti. Dopo la decisione del governo di sopprimere l'aumento dal primo settembre, la decisione su Pescara è stata annullata, mentre le trattative con Alghero continuano «e siamo fiduciosi di chiudere un accordo analogo quando sarà concluso il processo di privatizzazione in corso».

Il costo del fondo è stimato in 350 milioni di euro nel prossimo triennio, e la rinuncia del governo all'aumento (che vale, va detto, fino a fine anno) provocherà la necessità di ricorrere ad altre forme di finanziamento per quella che molti hanno già chiamato «la cassa integrazione d'oro» del trasporto aereo, inconcepibile per un liberista come O'Leary.

Ryanair nel

2017 aprirà dunque 44 nuove rotte, 21 da Roma e Milano, 23 in altri aeroporti regionali; la crescita di passeggeri prevista è del 10%, raggiungendo l'anno prossimo la rispettabile cifra di 35 milioni, contro i 29,7 del 2015.

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