Saipem «fiuta» la pista russa Ma c'è l'incognita riassetto

La Borsa crede in Nord Stream 2, poi Descalzi frena. Il bivio Eni-Cdp

Sofia FraschiniSaipem, per ora, non balla da sola. Il piano di rilancio del gruppo che sotto l'egida del governo Renzi sta avviando un nuovo corso per San Donato, sempre più indipendente da Eni, ma con il biglietto da visita della Cdp in tasca, al momento non sembra aver prodotto i frutti sperati. Il titolo stenta a riprendersi (resta sotto 7 euro) e all'orizzonte prevale l'incertezza. Per questo, la voce di un possibile coinvolgimento di San Donato nella costruzione del Nord Stream 2, il gasdotto russo che porterà il gas in Europa bypassando l'Ucraina, sarà un test importante per misurare la forza del gruppo. Al momento, però, a mettersi di traverso sulla strada del rilancio ci sono almeno quattro fattori. Il primo riguarda il rapporto con l'Eni. «Se è vero che è scesa nel capitale del gruppo (dal 42% al 30%), la percezione del mercato spiega una fonte è quella di un'influenza ancora forte. E lo dimostra la reazione avuta ieri dal titolo in Borsa». In avvio di seduta, sulla scia della notizia di un possibile coinvolgimento di Saipem al gasdotto russo, il titolo è arrivato a guadagnare oltre il 4% fino a 7,1 euro. Ma appena il numero uno dell'Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato che «non intende considerare l'ingresso in Nord Stream 2, e nemmeno cedere delle quote Saipem ai russi», il titolo ha fatto dietrofront (a 6,8 euro +0,5%). Questo non esclude che Saipem possa salire sul carro russo, ma sarà più difficile assicurarsi il contratto.Tra gli altri fattori di incertezza Equita sottolinea che il gasdotto deve ancora avere l'autorizzazione della Commissione Ue. Inoltre, l'effetto netto della costruzione del gasdotto sarebbe l'indebolimento dell'Ucraina e un rafforzamento della Russia: una contraddizione politica, visto che Bruxelles sostiene Kiev (fattore geopolitico). In tutto questo, c'è poi la grande incognita petrolio. L'ad Stefano Cao sta cercando di rilanciare il gruppo ma poco, per ora, sul corso delle azioni, hanno influito il recente aumento di capitale e il maxi rifinanziamento bancario. «Questo perché spiega un esperto del settore oil la società è legata a doppio filo al prezzo del petrolio. In primis perché a questi prezzi, come ha ricordato anche ieri Descalzi, il Cane a sei zampe non venderà mai altre quote di Saipem, costringendo San Donato in un limbo di semi controllo». Inoltre, le previsioni sui corsi dell'oro nero, sono fosche e le major potrebbero tagliare ancora gli investimenti, che per Saipem sono potenziali commesse. Ieri Morgan Stanley, ha previsto, che il petrolio (ieri 32 dollari il Brent e 31 il Wti) possa scendere fino a 20 dollari al barile.

La banca d'affari vede una stretta correlazione (inversa) tra l'apprezzamento del dollaro e il prezzo del petrolio: un progresso del 5% del biglietto verde - chiosa - potrebbe tradursi in un declino del 10-25% dei prezzi.

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