MilanoÈ possibile che provvigioni per quasi duecento milioni di euro siano approvate dagli organismi di una società quotata senza una istruttoria approfondita sul destinatario delle provvigioni e sul suo contributo effettivo agli affari realizzati? È questa la domanda che si pongono gli investigatori che scavano sugli appalti in Algeria del gruppo Eni. È l'inchiesta che ha portato pue Paolo Scaroni, ad di Eni (che ha recuperato lo 0,58% ieri in Borsa), nel registro degli indagati per corruzione internazionale, e che giovedì ha portato la Finanza a perquisire uffici e abitazioni degli inquisiti, Scaroni compreso.
Tra i documenti acquisiti dalle fiamme gialle c'è infatti il verbale di una seduta del 2007 del cda di Snamprogetti (acquistata nel 2006 da Saipem) in cui il manager Pietro Varone presenta la Pearl Limited, una società di Hong Kong con base operativa a Fujairah, negli Emirati Arabi. È la società a favore della quale verranno disposti i sette bonifici (da parte di Saipem, Snamprogetti, Saipem Portugal e Saipem Francia) che la Procura di Milano considera tangenti per il governo algerino. L'agente nel mondo arabo della Pearl, dice Varone, si chiama Samir Ourated. «È importante evidenziare - ribadisce ai consiglieri - che l'Agente è ben conosciuto nel contesto commerciale dell'Algeria e in generale di tutta l'Africa del nord e nel medio Oriente, e conosce il processo di valutazione e di aggiudicazione del cliente». Peccato che della «documentazione allegata» di cui parla Varone non ci sia traccia nelle carte fornite da Snamprogetti, come non c'è traccia della filiale Pearl negli Emirati. Un'altra ipotesi investigativa, inoltre, è che parte di quei 197 milioni sia rientrata in Italia nella disponibilità di persone diverse dai partner algerini. Altra «pista» è il pagamento di nuove «stecche» ai subcontractor.
Secondo la Procura milanese, dietro la Pearl ci sono gli uomini del governo di Algeri e dell'ente di Stato Sonatrach: in particolare ad agire come intermediario è il francese Farid Noureddine Bedjaoui, nipote dell'ex ministro dell'Energia (nonché socio in affari di Varone); mentre sui destinatari finali della superstecca è un indizio significativo la decisione della Procura di sequestrare negli uffici di Eni tutta la documentazione ove sia menzionato Mohamed Meziane, ex Ceo di Sonatrach, accusato di corruzione e condannato a un anno di carcere nel 2011.
Come arrivano i pm a collegare la Pearl e Bedjaoui per ora non si sa: una serie di rogatorie sono state avviate in Svizzera e Francia, ma è improbabile che abbiano fornito certezze sui reali controllori della Pearl.
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