Sale gioco pronte a ripartire in sicurezza dopo oltre 300 giorni di chiusura

I 12.000 esercizi commerciali del gioco pubblico legale aspettano una data certa per riaprire le attività. Ecco i Protocolli sanitari per accedere ai punti vendita. Con le chiusure raccolta crollata del 47,5%, meno incassi per lo Stato e boom del gioco illegale

Sale gioco pronte a ripartire in sicurezza dopo oltre 300 giorni di chiusura

Mentre annunciano riaperture in sicurezza delle attività economiche c’è un settore, quello del gioco legale regolamentato che attraversa una prolungata situazione di crisi che ha comportato un drammatico calo dei ricavi per gli operatori, chiusi ormai da più di 300 giorni.

Tutto è iniziato - ricordiamo - con il primo lockdown per il Covid19 dall’8 marzo all’11 giugno 2020 seguita dall’apertura regolata da rigidi Protocolli sanitari e nessun focolaio riscontrato dall’11 giugno al 26 ottobre scorso, seguita subito dopo da un altro stop che prosegue tuttora senza nessuna data certa sulla riapertura mentre la quasi totalità delle attività, compresi cinema e palestre, potranno riaprire.

Ora si attende una decisione dalla cabina di regia governativa, sui tempi e sulle modalità che metta fine all’incertezza perché la situazione è insostenibile per i circa 12.000 esercizi commerciali regolari che svolgono l’attività di gioco pubblico in base a Concessioni statali, impiegano oltre 150mila addetti, tra lavoratori diretti, dipendenti dei concessionari e lavoratori dell’indotto che arrivano a 400mila persone se si considera il disagio delle famiglie coinvolte. Non solo, la chiusura dei punti di vendita nel corso del 2020 ha determinato un’enorme diminuzione delle entrate erariali per lo Stato stimata in circa 4,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2019.

LE MISURE DI CONTENIMENTO SANITARIO

La riapertura in sicurezza delle sale da gioco in zona gialla sarebbe possibile grazie ai protocolli di sicurezza redatti in collaborazione tra operatori di gioco, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali per garantire la massima tutela sanitaria all’interno dei punti di vendita. Sono state investite importanti risorse economiche per adeguarsi alle normative contenute nei vari Dpcm adottando precisi Protocolli di Sicurezza Sanitaria per scongiurare l’emergere di focolai di contagio nelle sale, evitando assembramenti da parte dei clienti.

Le misure prevedono: obbligo misurazione temperatura all'ingresso (ingresso consentito con temperatura minore di 37.5) e utilizzo di mascherina (su richiesta fornita dall’esercente); avvisi posizionati all’esterno del locale; disponibilità di igienizzanti in diversi punti del locale; permanenza nei locali consentita a 1 persona per ogni 5 metri quadrati di spazio; floor stickers per garantire la distanza minima; impegno alla sanificazione delle Adi (Vlt, Awp) e vendor machine al termine di ogni utilizzo; divieto somministrazione cibi e bevande; obbligo di mantenere attivi l'ingresso e l'estrazione dell'aria; spegnimento delle macchine che non permettono il distanziamento di almeno 1,5 metri; obbligo di separatori (plexiglass) per le Adi che non rispettano la distanza minima di 1,5 metri e tra operatore e cliente; registrazione all'ingresso di nominativo e recapito telefonico dei clienti in modalità autocertificazione.

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE

A fronte del calo di oltre il 20% dell’intero settore del gioco legale, la chiusura dei punti vendita per quasi sei mesi ha portato ad un calo del 47,5% in termini di raccolta (73,9 miliardi di euro nel 2019 contro 38,8 miliardi di euro nel 2020). Una frenata dei consumi di tale intensità capace di incidere in maniera rilevante anche sulle casse dello Stato che nel 2019 aveva incassato 10,3 miliardi di euro dall’area retail del gioco legale, mentre nel 2020 ha dovuto rinunciare a incassare il 42,3% in meno di entrate pari a 4,3 miliardi di euro.

I punti vendita di gioco legale evidenziano una ulteriore criticità perché stanno anche riscontrando gravi problemi nell’accedere ai finanziamenti garantiti dallo Stato e ad aprire nuovi conti correnti o mantenere quelli già esistenti. Il motivo? La decisione, condivisa dalle principali banche e istituti di credito a livello nazionale, di rigettare le loro richieste adducendo motivazioni di natura “etica”.

LA DERIVA DEL GIOCO ILLEGALE

Le conseguenze di questa pesante chiusura prolungata sono state negative per tutti, per i giocatori perché non trovando un’offerta di gaming legale si rivolgono a gioco illegale anche con problemi di tutela dei consumatori, minorenni inclusi. Fenomeno allarmante avvenuto nonostante l’importante piano di interventi messo in atto dall’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli e dalle forze dell’ordine, testimoniato dal fatto che le sanzioni nel 2020 sono cresciute di circa 20 volte rispetto all’anno precedente.


Il direttore dell’Adm Marcello Minenna ha evidenziato come durante il lockdown a fronte di una riduzione del 25-30% derivante dalla chiusura del gioco legale, ci sia stata una forte esplosione del gioco illegale, regalando così ulteriori opportunità di guadagno alla criminalità organizzata sul territorio e ai siti online illegali.

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