Salini Impregilo sempre più a Stelle e Strisce. Il gruppo di costruzioni non solo ha in cantiere una cessione da centinaia di milioni negli Usa che darà risorse per acquisizioni mirate e per ridurre contestualmente il debito, ma punta anche a sbarcare sul listino di Wall Street salutando Piazza Affari per concentrare l'attenzione agli investimenti recentemente annunciati dall'amministrazione Trump per 1.500 miliardi di dollari in infrastrutture. La strategia è stata annunciata ieri dall'ad, Pietro Salini, durante l'assemblea degli azionisti che ha approvato il bilancio 2017.
Il general contractor genera già il 26% dei ricavi negli Stati Uniti e punta al 30%, contro il poco più del 7% che viene dall'Italia. «Non lasceremo mai la Penisola ma qui potremmo dare occupazione a diecimila persone in più se tutti i progetti in portafoglio procedessero come potrebbero. E non è un problema di fondi, ma di competenze. Tutti quelli che pensano di governare dovrebbero intervenire sul lavoro in senso concreto», ha spiegato l'ad. Il progetto di quotazione alla Borsa di New York potrebbe essere concluso entro un anno o un anno e mezzo e portare anche all'abbandono di Piazza Affari. «Un double listing è una delle possibilità ma la doppia quotazione è normalmente un'opzione molto complessa, ha delle procedure e del seguito, quindi è da vedere», ha aggiunto Salini ricordando che il gruppo sta predisponendo i bilanci anche espressi in dollari. Operazione chiave è la cessione della divisione Plants&Paving di Lane, che produce asfalto. Agli attuali multipli, la cessione vale da sola l'intero investimento effettuato in Lane, comprata nel 2016 con circa 406 milioni di dollari. La vendita, al vaglio dell'advisor Goldman Sachs, permetterebbe al gruppo di liberare risorse per finanziare la crescita e secondo gli analisti ridurrebbe il debito lordo di altri 200 milioni rispetto ai target comunicati a marzo. Tanto che ieri il titolo ha brindato in Borsa con un +6,1% a 2,37 euro.
In Italia il gruppo potrebbe valutare l'acquisizione di lavori o di rami d'azienda, laddove questo possa garantire continuità operativa a contratti per la realizzazione di grandi opere. «Ci sono società che stanno attraversando momenti parecchio complessi e il nostro problema è mantenere un profilo finanziario adeguato e non avere un appesantimento della disponibilità di cassa.
A queste condizioni stiamo cercando di vedere di rafforzare la nostra presenza in Italia, se è possibile e se è utile al Paese e all'occupazione», ha detto il numero uno del gruppo. Nel mirino potrebbe finire qualcuno dei cantieri aperti da Condotte, di certo non l'intero gruppo romano che a gennaio ha chiesto il concordato in bianco al tribunale per evitare l'assalto dei creditori.CC
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