Salini, primo risarcimento per Panama

La commissione tecnica mista riconosce 234 milioni di dollari di extra-costi al consorzio che lavora sul canale

Salini, primo risarcimento per Panama

Prima vittoria per il gruppo Salini Impregilo e il consorzio di costruttori che lavora all'ampliamento del canale di Panama (Gupc) nella disputa con l'Acp, l'Autorità di gestione del canale.

Secondo una nota diffusa ieri in serata dal gruppo Salini, la commissione tecnica internazionale (Dispute Adjudication Board) istituita dalle parti nell'ambito del progetto «terzo set di chiuse» ha riconosciuto ai «general contractor» (la spagnola Sacyr, l'italiana Impregilo Salini, la belga Jan de Nul e la panamense Cusa) un primo risarcimento per 234 milioni di dollari.

Un importante risultato nella battaglia che, da oltre un anno, tiene con il fiato sospeso i protagonisti dell'opera. La controversia - nata nell'ambito del faraonico raddoppio da 5,25 miliardi di dollari del Canale di Panama - riguarda una serie di extra costi emersi a fine 2013 per circa 1,6 miliardi di dollari. Cifra che, dopo aver rischiato di interrompere i lavori ed essere stata oggetto di un lungo braccio di ferro che per mesi ha coinvolto anche le diplomazie di Italia e Spagna, è oggi al centro di un arbitrato.

I costi addizionali, causati da un problema geologico (la roccia di basalto scavata non è riutilizzabile per fare il calcestruzzo, come inizialmente si pensava) sono stati documentati e verificati, anche dallo stesso committente. Il nodo non è dunque se questi costi imprevisti siano reali o meno, ma su chi, in base agli accordi, debba pagarli: il committente governativo dello Stato di Panama o il consorzio internazionale dei costruttori privati?

Così, il pronunciamento arrivato con il nuovo anno segna un punto a favore dei tre general contractor di Italia, Spagna e Belgio costituendo, in parallelo, una base importante nell'ambito dei reclami che il consorzio ha presentato durante i quattro anni di lavoro. La commissione ha, infatti, riconosciuto la validità tecnica dei reclami stessi e la competenza e l'impegno del Gupc nello svolgimento dei lavori. L'atteggiamento responsabile del consorzio nella realizzazione di una delle opere più importanti per il commercio internazionale è stato inoltre confermato, di recente, con la consegna all'Autorità del Canale, con sei mesi di anticipo, delle 16 paratoie giganti previste per completare il terzo set di chiuse.

Un dettaglio non di poco conto visto che, secondo indiscrezioni, tra Natale e Capodannno, il consorzio avrebbe avanzato altre richieste ( claims ) che riguardano costi aggiuntivi per 740 milioni di dollari portando così la cifra «della discordia» a 2,3 miliardi di dollari.

Il 2015 sarà dunque essenziale per mettere la parola fine al lodo di Panama. E il consorzio sembra ora in vantaggio visto che la responsabilità nel ritardo dei lavori è stata per ora imputata all'Autorità del canale. E con questo primo risarcimento le due big (Salini e Sacyr) si portano a casa più di 100 milioni di dollari a testa.

Nonostante lo scontro, le parti in questi mesi hanno comunque garantito la continuazione dei lavori tanto che, secondo gli ultimi aggiornamenti, lo stato dei lavori è in avanzamento all'84% e l'entrata in funzione del progetto è prevista per la prima parte del 2016, da una stima iniziale che indicava la scadenza per la fine del 2015.

Un blocco dei lavori avrebbe penalizzato tutte le parti in causa e soprattutto il Paese sudamericano, che stima dall'ampliamento di incassare ricchi pedaggi: 2,5 miliardi di dollari l'anno che arriveranno a 6 miliardi a regime. Dopo i lavori, infatti, l'afflusso del canale raddoppierà e permetterà alle Post-Panamax - questo il nome delle nuove navi lunghe quasi 400 metri - di trasportare 13.000 container: il triplo di quelle attuali.

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