Luisa Todini, presidente di Todini Costruzioni e consigliere di Salini, è candidata a un posto nel cda Rai. E proprio nel pomeriggio trascorso aspettando una decisione prevista in serata (ma slittata a oggi), limprenditrice sceglie di parlare dei suoi progetti più urgenti: quelli per Impregilo, alla luce della contesa tra Gavio e Salini.
Dottoressa Todini, come è stata la vostra esperienza di integrazione con il gruppo Salini?
«In poco tempo si è dato origine a un gruppo internazionale e siamo arrivati a quasi 18mila dipendenti. Nessuno è stato lasciato indietro, chi non ha trovato posto lo ha trovato allesterno. Le aziende erano complementari».
Perché, quindi, la scelta del «campione nazionale»?
«Le nostre aziende continuano a essere troppo piccole rispetto a quelle del resto del mondo. Per poter affrontare il mercato globale, bisogna crescere. Salini e Impregilo sommerebbero le loro competenze senza sovrapposizioni. Salini e Todini raccontano una storia di successo: hanno realizzato sinergie migliorando il profilo finanziario aprendosi a mercati nuovi».
Il vostro candidato al vertice Impregilo, Claudio Costamagna, ha detto che, anche con una cedola straordinaria, non ci sarà una «Lactalis-bis».
«È una giusta indicazione. Bisogna uscire dalla logica antiche che fanno morire le aziende. Il capitalismo di relazione non serve più a nessuno. La storia del gruppo Salini racconta di unimpresa che cresce: pagherà un dividendo, ma ci sarà un futuro. Il mercato saprà scegliere chi sa fare questo mestiere e remunerare gli azionisti. Sono testimone della capacità del gruppo Salini di realizzare questi piani in un tempo relativamente breve».
Cosa pensa dei risvolti legali della contesa?
«Abbiamo mosso critiche circostanziate. È giusto che un socio importante venga remunerato. Impregilo ha un basso ritorno sul capitale investito e Salini vi ha investito molto capitale senza ricorrere alla leva».
Cosa direbbe al suo concorrente Beniamino Gavio?
«Conosciamo la famiglia Gavio da tempo e anchio so cosa significa prendere la guida di unazienda allimprovviso. Ci si trova un po soli. La sua storia è un po diversa ma bisogna riflettere, pensare allazienda e alle persone e scegliere per il meglio. Mi auguro che lo faccia».
Un accordo è impossibile?
«Un anno fa abbiamo provato. Oggi è inutile parlarne, cè una trasparente battaglia di mercato, siamo due gruppi italiani e non abbiamo lo straniero alle porte. Questo è già importante per il sistema Paese».
Non temete di confrontarvi con l«establishment» che appoggia i vostri avversari?
«Non siamo contro nessuno ma per un progetto industriale.
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