Sator e Palladio vanno avanti: oggi il loro piano

Focus sull'aumento: Arpe e Meneguzzo puntano sullo stop alla fusione con Premafin

Sator e Palladio vanno avanti: oggi il loro piano

La fusione Unipol-Fonsai congegnata da Mediobanca è più vicina, ma Sator e Palladio proseguono la battaglia convinte che le Authority faranno saltare il cantiere. La Consob, imponendo l’obbligo di Opa per tutelare gli azionisti di minoranza; l’Isvap, davanti all’impatto della fusione Premafin-Fonsai: l’indice di solvency piomberebbe di 21 punti percentuali, 16 per il debito della holding , 5 per il diritto di recesso. L’offensiva, che punta a fare cadere la clausola dell’«esclusiva» concessa da Premafin a Unipol, agisce su due livelli: da un lato il piano industriale che Matteo Arpe presenterà alle 15,30 di oggi alla comunità finanziaria italiana e internazionale, dall’altro i risvolti legali relativi alle delibere dell’assemblea.
I due fondi di private equity, che in assise si sono astenuti sull’aumento di capitale, lamentano infatti un «difetto di informativa», sostenendo che almeno un paio dei 6 quesiti posti siano rimasti insoddisfatti. Il primo appiglio si trova tra le pieghe della delibera per l’aumento di capitale: su richiesta della Consob, Fonsai ha chiarito che l’operazione è efficace «indipendentemente» dall’integrazione con Unipol. Ma allora Sator e Palladio vogliono sapere se il mandato assegnato a Piazzetta Cuccia al momento di costituire il consorzio di garanzia rispettasse tale l’ottica o se invece fosse «vincolato». L’obiettivo è accertare una eventuale responsabilità in capo agli amministratori.
L’altro punto in discussione è il piano plasmato da Fonsai come ipotesi di crescita in solitaria, che è stato tratteggiato solamente ieri durante l’assise.
Chiunque sia il vincitore, la società ha bisogno di voltare definitivamente pagina. Dopo la denuncia del fondo Amber ai sensi dell’articolo 2408 del Codice civile, il collegio sindacale ha infatti calcolato che tra il 2003 e il 2010 Fonsai e Milano Assicurazioni hanno pagato 40 milioni di euro a Salvatore Ligresti per attività di consulenza perlopiù immobiliari, senza attivare le procedure previste per le operazioni con parti correlate. Allo stesso modo i sindaci hanno chiesto il motivo dell’«extrabonus» da 740mila euro percepito dall’ex ad Fausto Marchionni nel 2010. Ma non manca anche un investimento di 1,2 milioni per un’operazione di marketing, della durata quattro anni, «funzionale alla proposizione al pubblico di una linea di borse assicurate» di Gilli, la griffe di Giulia Maria Ligresti.

Le 134 pagine della relazione sono poi un riconcorrersi di dubbi e osservazioni sugli affari immobiliari avviati dai Ligresti e della discussa compravandita di AtaHotels, di cui si chiede di verificare prezzo degli immobili e canoni di locazione.

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