Cinzia Meoni
Si riaccende il risiko degli aeroporti. Save, tramite la controllata Catullo, ha sottoscritto un accordo di gestione per l'aeroporto Montichiari di Brescia con i soci dello scalo che rimarranno nella joint venture operativa al 20% del capitale. A Save quindi farà capo la gestione di tutti i principali scali del ricco Nord Est italiano: Venezia, Treviso, Verona e Montichiari, oltre al 27,6% dello scalo belga di Charleroi. «Sono contento dell'accordo», ha dichiarato in merito il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e ricordando che il progetto presentato per Montichiari prevede «investimenti di 50 milioni di euro nel quadriennio». In Borsa tuttavia il titolo per ora non ha reagito e ha chiuso la seduta praticamente invariato a 17,99 euro.
Più che sulle operazioni di M&A, il mercato ha puntato i riflettori sull'azionariato della stessa Save dove, un mese fa, è entrata Atlantia con il 21,3% del capitale rilevato dal fondo Amber per 174 milioni. Una fiche costosa con cui la famiglia Benetton, a cui fa capo la holding di infrastrutture, è tornata a puntare sul ricco Nord Est. E per Piazza Affari, al di là parole ufficiali, l'ingresso dei Benetton in Save non è altro che un primo passo verso il controllo del gruppo da parte della famiglia veneta. La famiglia di Ponzano Veneto, quanto meno nelle infrastrutture, non è certo abituata a rimanere socio di minoranza. Sull'argomento Enrico Marchi, numero uno Save, è stato sibillino. «Devo stare a quello che hanno detto loro e cioè che è un investimento finanziario e non industriale» ha dichiarato ieri in merito l'imprenditore, a margine dell'assemblea a degli industriali di Brescia.
Atlantia è vista in effetti come acquirente ideale posto che alla holding fa già capo il 95,6% di Aeroporti di Roma e il 61% dello scalo di Nizza. Ed Equita, in seguito all'ingresso dei Benetton in Save, aveva predetto addirittura i tempi: entro un paio di anni Atlantia potrebbe acquisire il pieno controllo del polo aeroportuale del Nord Est. L'azionariato di Save d'altro canto è in movimento. Morgan Stanley, che partecipa indirettamente al capitale, potrebbe uscire già nel 2018.
E, stando a indiscrezioni di stampa, c'è aria di separazione tra i due soci storici di Finint (a cui direttamente e indirettamente fa capo quasi il 60% del gruppo), Marchi e Andrea De Vido, anche per l'ipotizzata esigenza di quest'ultimo di reperire liquidità per rientrare su una posizione in Veneto Banca che, a sua volta, aveva come sottostante titoli di Popolare Etruria ed era garantita da titoli Finint. Per risolvere, rapidamente, la situazione, il mercato ha ipotizzato la cessione del 10% di Save da parte di Finint.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.