Economia

"Lo scandalo Volkswagen? Una punizione degli Usa contro l'austerity tedesca"

L'economista Giulio Sapelli: "Così gli Stati Uniti hanno voluto colpire non solo un'azienda ma un intero sistema-Paese. Nel mirino c'è l'Europa deflazionista"

"Lo scandalo Volkswagen? Una punizione degli Usa contro l'austerity tedesca"

Lo scandalo Volkswagen, che da giorni occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, altro non sarebbe che una "punizione" Usa contro l'austerity tedesca.

Questa è la teoria dell'economista Giulio Sapelli, che in una bella intervista al Sussidiario, spiega come il clamoroso scandalo svelato dall'inchiesta del dipartimento Giustizia degli Stati Uniti abbia avuto l'effetto di colpire non solo una casa produttrice di automobili ma un'intera nazione e un modello economico.

Sapelli, che è ordinario di Storia Economica e di Economia politica presso l'Università degli Studi di Milano, ipotizza che "il bersaglio è la politica economica dell'austerità voluta dalla Germania": "nel mirino è l’Europa deflazionista e le stesse critiche mosse da Berlino alla presidente della Fed, Janet Yellen, per non avere alzato i tassi d’interesse." Nonostante la Volskwagen non sia un'azienda statale, aggiunge poi l'economista, essa è partecipata dal Land della Bassa Sassonia e rappresenta un capitalismo - quello tedesco - da cui non è estraneo il governo.

"L’aspetto più grave è che non si è trattato di una falsificazione di documenti o di eccesso di rischio da parte di un singolo operatore - chiosa Sapelli - Siamo di fronte a un’operazione di massa che ha riguardato decine di migliaia di autoveicoli, con un programma software appositamente pensato per falsificare i dati sulle emissioni di CO2 al momento dei controlli. Siamo di fronte a un episodio di corruzione che usa strumenti tecnologici raffinatissimi e che è messa in campo attraverso migliaia di soggetti. Quindi c’è una connivenza estesissima."

A non aver funzionato, spiega Sapelli, è il meccanismo di buona governance che avrebbe dovuto "realizzarsi con l’autoregolazione e con le verifiche ispettive note come 'audit committee'."
Qualcosa che evidentemente non ha funzionato. Soprattutto in un continente, l'Europa, che non ha sviluppato quei sistemi di lotta interna alla corruzione diffusi invece negli States. Common law, class action, audit committee sono solo alcune delle istituzioni che mancano nel diritto e nella consuetudine economica europea di tradizione non anglosassone.

In America, secondo l'economista, un caso del genere sarebbe difficilmente possibile: "l’America ha avuto grandi giuristi come Bradley che hanno fondato una difesa del consumatore su solide basi giuridiche - conclude Sapelli - I nostri avvocati di diritto societario invece hanno sempre e solo difeso gli azionisti di maggioranza e non hanno mai pensato a difendere i consumatori."

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