È stagione di dividendi straordinari per le società Usa, erogati a un ritmo quattro volte superiore rispetto allo scorrso anno. È una corsa a retribuire gli azionisti sostenuta dalla prospettiva di aumenti delle aliquote sulle rendite finanziarie, che dovrebbero scattare nel 2013. Come sottolinea l'agenzia Bloomberg, dalla fine di settembre alla metà di novembre, 59 aziende quotate nell'indice Russell 3000 hanno annunciato pagamenti extra rispetto ai 15 dividendi straordinari erogati nello stesso periodo del 2011.
Wall Street è infatti convinta che la tassa al 15 per cento sui dividendi azionari, varata durante la presidenza di George W. Bush, subirà un incremento dopo la rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca. Nella sua campagna elettorale il presidente uscente aveva sottolineato come proprio il basso livello di prelievo fiscale su dividendi e guadagni in conto capitale fosse una delle ragioni che aveva permesso a Mitt Romney, accreditato di una fortuna di 250 milioni di dollari, di versare al fisco imposte molto più basse rispetto a quelle dei lavoratori «normali». Senza un intervento del Congresso l'imposta sui dividendi dovrebbe tornare all'aliquota normale sui redditi che può toccare il 39,6%. Per questo molte aziende, che hanno accumulato in questi anni 3mila miliardi di dollari di liquidità, possono permettersi di restituire parte dei profitti agli azionisti.
È però evidente che la revisione dell'aliquota sui dividendi è legata alle trattative al Congresso per evitare il fiscal cliff, l'aumento automatico di tasse e di tagli alle spese che scatterebbe in assenza di un accordo sul deficit.
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