Lo scontro su Bernabè lascia in «stallo» le nomine di Telecom

La candidatura del futuro «ad» si è fermata in Mediobanca. Attesa per il comitato-nomine. Il ruolo di Prodi e i mal di pancia dalemiani

Lo scontro su Bernabè lascia in «stallo» le nomine di Telecom

da Milano

La settimana decisiva per Telecom si è aperta ancora nell’incertezza. In Mediobanca manca un accordo sui candidati alla guida del gruppo. Il comitato nomine di Piazzetta Cuccia, atteso da molti per oggi, non è stato convocato. E sembrava quella la sede per trasformare l’accordo sulla nomina di Franco Bernabè alla carica di ad di Telecom, e quella di Gabriele Galateri alla presidenza, in una decisione definitiva. Il punto è che manca l’accordo. I soci di Telco, holding che controlla il 23,6% di Telecom, partecipata da Mediobanca, Intesa, Generali, Benetton e Telefonica, si vedranno domani per l’assemblea. Ma che si tratti della riunione decisiva non è probabile.
L’accordo sulla nomina di Bernabé, partorito dai vertici di Intesa e Mediobanca, cioè dai presidenti Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi, non è riuscito a passare ai «piani sottostanti» e in particolare in Mediobanca. Per questo l’ad Alberto Nagel e il presidente del consiglio di gestione, Renato Pagliaro, ripetono di essere in attesa di valutare le candidature: quando gli sarà richiesto lo faranno. E non è un caso che il comitato nomine non sia stato convocato: è quello il momento formale nel quale una candidatura passa all’esame dell’istituto, benché in seno al consiglio di sorveglianza (nell’ambito del quale si colloca il comitato) e non a quello di gestione. Ma certo, una spaccatura non può essere rischiata.
Lo stallo sta tutto qui. Anche perché l’intesa Bazoli-Geronzi non sarebbe priva di una «copertura» politica: sono ormai in molti a vedere l’ombra di Prodi su Bernabè. E che il premier sia interessato ad avere voce in capitolo su Telecom, compagnia la cui delicatezza è stata amplificata dalla vicenda delle intercettazioni (giudiziariamente aperta), lo si è visto fin dal settembre del 2006, con le pressioni esercitate su Pirelli (allora socio di riferimento) attraverso il consigliere di Palazzo Chigi, Angelo Rovati. Lo stesso che è stato visto in Piazzetta Cuccia qualche giorno fa.
La nomina di Bernabé assume allora una valenza anche politica, e non senza scontentare sia l’opposizione, sia l’ala dalemiana della maggioranza, tagliata fuori dall’asse Prodi-Bazoli-Geronzi. È anche per questo che l’accordo non riesce a decollare dalle parti del management di Mediobanca, perché non bisogna dimenticare che l’Opa su Telecom di 7 anni fa vedeva proprio Piazzetta Cuccia appoggiare un’operazione politicamente dalemiana, ostile alla società allora guidata proprio da Bernabè.

Soluzioni intermedie, quali la conferma di Carlo Buora vicepresidente, o quella di Pistorio alla presidenza, sono al vaglio dei protagonisti. Ma dovranno tenere conto di Telefonica, che sembra determinata a difendere la nomina di Galateri al vertice. E che proprio ieri ha fatto filtrare il proprio assenso al ticket Galateri-Bernabè.

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