Economia

È scoppiata la guerra delle pensioni: ecco come finirà

Il governo studia diverse soluzioni per la riforma previdenziale. E una strada diventa sempre più concreta: come si andrà via

È scoppiata la guerra delle pensioni: ecco come finirà

Il tema previdenziale è uno dei nodi più importanti che dovrà affrontare il governo Draghi. Finora l'orientamento dell'esecutivo è quello di non stravolgere il sistema con l'uscita di scena di Quota 100. Ricordiamo che la riforma voluta dalla Lega sarà in vigore fino al 31 dicembre del 2021. Dopo c'è il rischio di uno scalone di 5 anni per chi ha i requisiti da quotista: dovrà attendere i 67 anni di età determinati dalla Fornero per lasciare il lavoro. All'interno dell'esecutivo è in corso una vera e propria battaglia. Da un lato c'è il ministro del Welfare, Andrea Orlando, che ha più volte ribadito la sua linea soft sul futuro previdenziale. Il ministro ha sottolineato che la riforma per una pensione anticipata non è in cima alle priorità dell'esecutivo. Il governo, secondo Orlando, deve concentrare i suoi sforzi per rilanciare l'occupazione e assistere con i ristori chi ha perso il lavoro. Dal lato opposto del fiume c'è Matteo Salvini che ha chiesto un intervento deciso per garantire l'uscita anticipata e ha anche ventilato l'ipotesi di una proroga di Quota 100 per tutto il 2022.

Qual è il vero obiettivo

Ma il vero obiettivo del Carroccio è l'introduzione di Quota 41. Un nuovo sistema che garantirebbe l'uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi versati. Su questo tema l'ex ministro degli Interni è stato fin troppo chiaro: "Dopo un anno di Covid, di morte, di sofferenza e di paura, con 500mila posti di lavoro già persi e migliaia di aziende chiuse, con almeno 2 milioni di donne e uomini che rischiano il posto di lavoro - ha chiarito Salvini - non si può certo alzare l’età per andare in pensione. All’Italia serve semmai il contrario, cioè andare verso Quota 41, per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro si giovani che altrimenti sarebbero negate". Il sottosegretario all'Economia, Durigon, in un'intervista a ilGiornale ha spiegato qual è il percorso che intende intraprendere la Lega: "Quota 41 può essere una prospettiva futura. Ma ora c'è da affrontare uno spartiacque, l'impatto del Covid sul lavoro. Le stime vanno da 500mila e un milione di posti in meno, anche se io sono ottimista sull'effetto Pnrr. Ma è chiaro che se, in un momento come questo, si pensa di tornare a una norma punitiva come la legge Fornero, la Lega non ci sta. E Quota 102 è del tutto insufficiente, vale poco di più dell'Ape social".

Le strade all'orizzonte

Su queste ultime parole va fatta una riflessione. Infatti il piano Quota 102 in questi mesi è stato più volte rilanciato. Di fatto prevede l'uscita a 64 anni con 38 anni di contributi. Due anni in più dei 62 previsti da Quota 100. Considerando che l'uscita di default prevista dalla Fornero a 67 anni, il rischio concreto è che la nuova riforma possa non aver peso nelle scelte di chi lavora. Ed è per questo motivo che altre strade cominciano ad essere battute dall'esecutivo (e non solo) per decidere una volta e per tutte quale possa essere il futuro previdenziale del nostro Paese. In questo quadro vanno ascoltate con molta attenzione le posizioni di Confindustria, vero motore dell'eventuale ripresa.

Il contratto di espansione

Dalle parti di Bonomi è iniziato il pressing per mettere sul campo uno strumento importante per garantire l'uscita a 62 anni: il contratto di espansione. Questa formula prevede un'uscita anticipata attraverso un accordo tra azienda e sindacati. Ma il punto di incontro potrebbe prevedere un'uscita anticipata legata però ad una campagna di assunzioni con costo ridotto. Il presidente di Confindustria in un incontro con Draghi ha proposto di "ridurre la soglia d’accesso al contratto di espansione portandola a 50 dipendenti, collegando questa misura ai bonus per l’assunzione di giovani e donne e rimuovendo contestualmente le causali previste nel dl Dignità sui contratti a termine". Un piano che non dispiace ai sindacati.


Come andrà a finire

Il contratto di espansione potrebbe essere allargato anche le piccole realtà aziendali con costi, conti alla mano, inferiori rispetto a Quota 100. Il tutto potrebbe garantire un'uscita anticipata anche a coloro che hanno 62 anni ma non hanno una forte carriera contributiva strutturata. E tra i contratti di espansione, Quota 102, ape social e Opzione donna, si fa strada anche l'ipotesi lanciata dal presidente dell'Inps, Tridico: due uscite. Anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62/63 anni e 20 anni di contributi. Il resto, con la quota contributiva, la si ottiene al compimento dei 67 anni. Due strade parallele con sostanziali differenze sugli assegni. L'ipotesi più accreditata in questo momento resta l'incremento dei contratti di espansione. Salvo soprese non dovrebbero esserci stravolgimenti sul fronte previdenziale. All'orizzonte resta il sogno del Carroccio di Quota 41 per tutti.

Una riforma che però difficilmente può vedere la luce già entro fine anno.

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