Fiducia sulla scuola al Senato e un paio di inversioni a «U» (con tanto di freno a mano tirato) sul fisco. Non tira una buona aria sul governo guidato da Matteo Renzi e gli effetti si fanno sentire sui provvedimenti politicamente più controversi, economici e non. Ieri, ad esempio, l'esecutivo ha confermato il metodo anti-imboscate sul Ddl scuola che è alle battute finali nell'Aula del Senato. Fiducia e maxiemendamento per disinnescare l'opposizione della sinistra Pd, le cui proposte non sono state accolte.
Clima teso e ripensamenti a Palazzo Chigi dove ieri è stato deciso di rinviare tutti i decreti legislativi che attuano la delega fiscale. A creare problemi soprattutto le sui giochi e la riforma del catasto. Testi da rivedere nel primo caso. Bomba politica, che alla fine è stata totalmente disinnescata, nel secondo.
La riforma del catasto, ha spiegato il premier, «arriverà dopo una verifica, in secondo momento, eventualmente dopo la tassa locale». Sarebbe «a invarianza di gettito», ma poteva accadere che «io pago meno e l'altro di più». In sostanza il governo cancella la riforma rinunciando alla delega e, forse, aspetterà la Local Tax. Oppure rinuncerà del tutto. Decisione tutta politica. Renzi non si sentiva in grado di firmare un aumento di tasse praticamente certo. «Avevamo chiesto che la riforma fosse rinviata per non impedire un esame serio da parte del Parlamento e questo risultato è raggiunto», ha commentato Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.
Sui giochi il problema riguarda il mancato accordo con i comuni sui punti vendita. Problema tecnico, ma abbastanza pesante da rendere probabile la trasformazione del decreto legislativo in un Ddl.
Sono saltati anche gli altri provvedimenti di attuazione della delega, in particolare la stima e monitoraggio dell'evasione fiscale; revisione del sistema sanzionatorio; interpello e contenzioso; riscossione; riorganizzazione delle Agenzie fiscali. L'approvazione in questo caso è solo slittata a un Consiglio dei ministri che si dovrebbe tenere venerdì. Approvato solo un decreto sulle banche che prevede, tra le altre cose - ha spiegato il ministro Pier Carlo Padoan - la «deducibilità delle perdite ai fini Ires e Irap».
Il governo ha disinnescato anche un altro e tema potenzialmente pericoloso politicamente. Il tetto del 3% dell'imponibile per la punibilità delle frodi fiscali, ha confermato Renzi, è saltato. Misura battezzata «salva Berlusconi» dai politici a caccia di «inciuci» da denunciare. Era già stata stralciata in gennaio da un altro provvedimento, sull'onda delle proteste. Ma il premier Matteo Renzi l'aveva difesa. Oggi, con pezzi della maggioranza che minacciano di andarsene e una crescente opposizione di sinistra al suo governo, il clima è cambiato. E l'eccezione è stata cancellata.
Scintille con la maggioranza anche in Senato. Il governo ha confermato la sostanza della riforma della scuola, compresa la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi, che per la sinistra del Pd e i sindacati era la linea del Piave. Ma Renzi ha dato l'ultimatum alla maggioranza. «Se la riforma andrà avanti ci saranno 100 mila nuove assunzioni, un grande investimento sugli insegnanti e una riorganizzazione con il cosiddetto organico funzionale». Altrimenti ci saranno solo assunzioni del normale turnover, sui 20-25 mila. Tra le novità, la valutazione che avverrà su base triennale in base al miglioramento degli studenti, alla valorizzazione del personale e alle competenze organizzative. A valutarli ci sarà anche un componente esterno. Entro il primo dicembre dovrà essere emanato il bando per l'assunzione di docenti. Nel piano entreranno anche alcuni idonei del concorso del 2012.
Il testo approda oggi in Aula e domani è il voto. Stefano Fassina ha definito il ricorso alla fiducia un «inaccettabile ricatto». Se il no della sinistra Pd si trasformerà in un voto contrario, Renzi dovrà cercare altrove i voti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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