Se la Grecia va in default l'Italia perde 60 miliardi

È l'esposizione del nostro Paese tramite i programmi di salvataggio europei e la Bce. E solo il rialzo degli interessi su Bot e Btp vale 10-20 miliardi l'anno

Se la Grecia va in default l'Italia perde 60 miliardi

Roma - I soldi prestati alla Grecia sono dati comunque per persi. Poco più di un biglietto per fare parte dei Paesi creditori, contributori dei due fondi di salvataggio, del club dei virtuosi del Fmi e della Bce. Ticket che è costato all'Italia come minimo 40 miliardi, più verosimilmente 60 miliardi considerando tutti finanziamenti concessi ad Atene. Uno sforzo notevole per un Paese come il nostro con debito pari al 120% del Pil, deciso nella speranza che al momento opportuno qualcuno si ricordi dei nostri sforzi.

Ma a preoccupare il governo negli ultimi due giorni sono altri calcoli. Il prevedibile terremoto sui mercati. La settimana scorsa hanno tutti chiuso in positivo, scommettendo sulla firma dell'accordo tra Atene e i creditori. Oggi la riapertura, dopo i no di Tsiprase e Varoufakis, sarà un risveglio difficile. Con effetti che rischiano di farsi sentire anche sui conti pubblici. Il timore è che i mercati penalizzino gli altri Paesi periferici dell'Eurozona, a partire dall'Italia, facendo crescere la spesa per gli interessi sul debito. È già in parte successo, ma non è possibile prevedere l'effetto di un fallimento definitivo.

Di certo c'è che l'Italia è il Paese che paga di più in Europa per mantenere il suo debito. L'aumento stabile di un punto percentuale dei rendimenti sui titoli di Stato finirebbe per pesare 20 miliardi all'anno. La metà se si considera che per quest'anno parte delle aste è già stata fatta.

Una spesa insostenibile per il governo italiano, un buco imprevisto (i tassi grazie al quantitative easing si erano abbassati notevolmente) che comporterebbe con una cura stile troika: più tasse e tagli dolorosi alla spesa pubblica. Un mina che si aggiunge alle altre: sentenza della Consulta sugli stipendi, reverse charge, eccetera. La versione ufficiale del ministro Pier Carlo Padoan e quella che anche ieri veniva dal ministero dell'Economia, è che sì, ci saranno tensioni sui mercati a partire da oggi. Ci sarà volatilità e indici tutti negativi.Ma sui titoli di Stato non ci saranno buchi imprevisti perché la Bce non resterà ferma a guardare.

C'è attesa per come reagirà l'azionario. E la preoccupazione non è solo italiana. Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Usa Barak Obama hanno avuto un colloquio telefonico, auspicando la rirpesa del cammino «che consenta alla Grecia riforme e crescita all'interno dell'Eurozona».

È scontata un'alta volatilità. A risentire del precipitare della crisi Greca, tutti gli indici europei che la settimana scorsa avevano chiuso in positivo, scomettendo su una chiusura della trattativa. L'indice Ftse Mib ha segnato un progresso del 4,85% . Un'euforia destinata a rientrare da oggi. Salvo clamorose sorprese e, perlomeno fino al referendum sull'accordo.

Poi ci sono gli effetti sull'economia reale. Difficili da calcolare, ma in un Paese in default anche i privati hanno difficoltà a pagare i fornitori. Più in generale i timori riguardano le chance che l'Italia consolidi la fragilissima crescita registrata in questi mesi. L'Italia non è «ancora alla velocità del decollo», ha deto ieri alla Stampa il capoeconomista dell'Ocse Chatherine Mann, e il rischio viene «da venti improvvisi come quello greco».

Quindi, conti publici e crescita a rischio a causa di un evento che abbiamo cercato di evitare, esponendoci per più di 60 miliardi.

Ci sono i 25 miliardi che sono la quota dell'Efsf, primo programma di aiuti europei alla Grecia. In tutto erano 130 miliardi.

Poi il nuovo programma, l'Esm, al quale partecipiamo con una quota superiore ai 120 miliardi, 14,3 già versati. Altri 10 milairdi di prestiti bilaterali e circa 11 miliardi di fondi della Bce. Se la Grecia fallirà, l'Italia avrà fatto aumentare il suo già altissimo debito, inutilmente.

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