Tranquilli, l'Italia «è cambiata in modo irreversibile». Con l'approssimarsi dell'appuntamento elettorale e al crescere dei timori che il futuro governo possa scantonare dalla linea del controllo dei conti pubblici e delle riforme, Vittorio Grilli rassicura l'Europarlamento nello stesso giorno in cui, a Bruxelles, avviene il passaggio del testimone da Jean-Claude Juncker all'olandese Jeroen Dijsselbloem alla presidenza dell'Eurogruppo.
Grilli difende a spada tratta l'operato del governo Monti, appoggiandone al tempo stesso la strategia meno rigorista adottata in campagna elettorale. E così, anche il ministro dell'Economia finisce per iscriversi al partito di quelli convinti che il carico di tasse sulle spalle dei contribuenti sia da tempo insopportabile. Proprio lui, uno dei fautori degli inasprimenti. Si difende, Grilli: «Abbiamo dovuto ricorrere più di quanto non volessimo ad imposizioni fiscali», ma ora «la pressione media fiscale deve calare». Come? Agendo in modo chirurgico sulla spesa pubblica, con «scelte dure» per snellire l'apparato statale.
Insomma, altri sacrifici per i cittadini, in un ininterrotto percorso emergenziale nonostante il Paese, è lo stesso Grilli a confermarlo, si sia allontanato dal baratro, dal quel momento in cui l'esecutivo aveva poca scelta, se non adottare misure draconiane, per recuperare credibilità. «È impossibile costruire una strategia di crescita senza mercati stabilizzati, è come costruire una casa sulla sabbia», - spiega Grilli. Che, senza mai nominare Mario Draghi, attribuisce all'operato di Palazzo Chigi e alle decisioni prese dai leader dell'eurozona (fondi salva-Stati e adozione del fiscal compact) gli stessi meriti nella stabilizzazione degli spread che molti invece accreditano alla sola Bce. «Ciascuna componente è stata necessaria perchè ciò avvenisse», mette in chiaro.
Dal punto di vista del titolare di via XX Settembre è altrettanto evidente che l'Italia non avrà bisogno di manovre correttive. «Non ci sarà alcuna manovra perchè l'obiettivo è aggiustato per il ciclo e quindi quando si ha un bilancio in pareggio in termini strutturali non si deve appesantire l'economia con altre manovre». Le cifre del ministero indicano un bilancio in pareggio a partire da quest'anno, con un avanzo del 3% del Pil, destinato a salire al 5% entro il 2015. A contribuire al miglioramento dei conti pubblici dovrebbe essere anche il ciclo economico. Secondo Grilli, la recessione dovrebbe concludersi «dopo il primo trimestre, con una crescita nella parte restante dell'anno di poco superiore all'1%. La crescita si manterrà però su livelli contenuti, «poco più dell'1% all'anno dal 2014»: per cercare di contrastare «questa performance insoddisfacente» il governo Monti ha deciso «riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita».
Oltre all'audizione di Grilli, ieri nella capitale belga c'è stata l'investitura alla guida dell'Eurogruppo del ministro olandese delle Finanze, Dijsselbloem, fortemente sponsorizzato dal tedesco Wolfgang Schaeuble. Il successore di Juncker è del resto considerato un merkeliano di ferro. «Il mio compito principale», ha assicurato, sarà «continuare a ristabilire la fiducia nell'euro».
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