"La sfida è nel Recovery Fund: il governo si dimostri all'altezza"

Per Andrea Dell'Orto, vice presidente di Assolombarda e vice presidente esecutivo di Dell'Orto Spa, azienda leader in Italia nel settore della meccatronica, il 2021 sarà l'anno della ripartenza, ma avverte: "Sul Recovery Fund il governo dovrà essere all'altezza altrimenti perderemo l'ennesima occasione".

"La sfida è nel Recovery Fund: il governo si dimostri all'altezza"

"Fiducia" e “resilienza”. Sono queste le parole d’ordine con cui le oltre 74mila imprese che formano il tessuto economico di Monza e Brianza si preparano ad affrontare il 2021. In questo territorio, famoso per la sua industria manifatturiera, che vale l’8 per cento dell’economia lombarda e che da sempre è aperta ai mercati internazionali, gli occhi sono puntati sul nuovo anno. L’anno dell’arrivo del vaccino e della possibile ripartenza. Preoccupano però le incognite. “Le previsioni che vediamo per il primo semestre sono ancora molto incerte, perché saranno ancora presenti gli strascichi della pandemia almeno fino alla prossima estate”, spiega a ilGiornale.it Andrea Dell’Orto, vice presidente esecutivo di Dell’Orto Spa, vice presidente di Assolombarda e presidente della sede di Monza e Brianza della stessa associazione.

Quella della sua famiglia è una delle aziende leader in Italia nel settore della meccatronica. Fondata negli anni ’30, produce componenti meccaniche ed elettroniche per l’industria automobilistica e motociclistica. Grazie ai suoi prodotti di nicchia, allo stabilimento in India e ad una joint venture in Cina, Dell'Orto Spa è riuscita a chiudere il 2020 con un lievissimo calo di fatturato rispetto al 2019. Ma il settore brianzolo legato all’automotive è stato uno dei più colpiti dalla crisi prodotta dalla pandemia, con perdite che vanno dal -20 al -30 per cento.

Pensa che il governo italiano abbia fatto abbastanza per sostenere queste aziende?

"Per chi ci governa penso sia stato molto difficile gestire contemporaneamente un’emergenza sanitaria ed una crisi economica senza precedenti. Ma credo che, nei fatti, non sia stato fatto abbastanza per sostenerci. Troppi aiuti a pioggia e troppa burocrazia che toglieva ogni certezza su come e quando questi aiuti sarebbero arrivati. Nella legge di bilancio ci sono misure che danno nel breve una risposta urgente alle situazioni di crisi, ma è necessario ragionare sul medio periodo: valorizzare le politiche attive oltre agli strumenti di sostegno al reddito".

In che modo?

"Credo, prima di tutto che siano necessarie regole chiare sulla gestione degli ammortizzatori sociali. Le imprese brianzole hanno dimostrato di saper reagire durante la crisi economica del 2009 e anche ora, nonostante il lockdown dei primi mesi di quest’anno e l’attuale situazione d’incertezza, stanno dimostrando che, rafforzando i loro punti di forza, come la ricerca e l’innovazione, possano guardare al futuro".

Secondo i dati di Assolombarda soltanto nei primi 9 mesi del 2020 le imprese della Lombardia hanno perso 13 miliardi di fatturato estero. Quali sono i presupposti per invertire questo trend negativo nel 2021?

"Il nostro territorio ha radici ben salde nel manifatturiero che contribuisce al 27 per cento dell’economia dell’intera provincia di Monza e Brianza. Un valore persino più alto del 23 per cento della media della Lombardia. Questo tessuto manifatturiero è sempre stato particolarmente vivace grazie alla forte competitività sui mercati esteri. Una competitività che negli ultimi anni si è espressa in maniera crescente sui mercati extra Ue. In particolare, nell’ultimo decennio l’export di Monza e Brianza è cresciuto del 50 per cento. Dell’analisi appena presentata, colpisce come oltre la metà delle imprese di Monza e Brianza stimi per il 2021 fatturati in aumento e una azienda su tre preveda di tornare ai livelli pre-Covid sempre entro il 2021. Sono numeri che danno la misura di come il tessuto imprenditoriale monzese sia reattivo, fiducioso, ma soprattutto resiliente grazie anche ad una spiccata capacità di competere sui mercati internazionali che nei momenti peggiori ha consentito di compensare una domanda interna debole. È proprio la resilienza il principale presupposto da cui ripartire".

Cosa vi aspettate dal Recovery Plan?

"Siamo di fronte ad una nuova epoca, un contesto nel quale la sostenibilità condizionerà sempre di più le decisioni di investimento delle aziende e il modo stesso di fare impresa, diventando parte delle strategie e della governance aziendale. In questa direzione, il Recovery Fund ha vincolato l’utilizzo dei fondi all’adozione di piani di politica economica che contribuiscano a "transizione ambientale, a resilienza e sostenibilità ambientale, a transizione digitale, innovazione e sostenibilità". Si tratta di un piano ambizioso che dovremo essere all’altezza di attuare, perché se non sapremo sfruttare le risorse che l’Europa ha destinato al nostro Paese, il divario con i nostri vicini non potrà che aumentare e perderemo l’ennesima occasione per metterci al passo delle economie più virtuose. Le imprese brianzole di strada ne hanno fatta sempre molta, che siano grandi o piccole, hanno fondato la loro crescita sull’innovazione, sul saper fare, su quel "bello e ben fatto" che fa parte di noi imprenditori e che si traduce in prodotti conosciuti in tutto il mondo. Non parlo solo del design e del legno arredo, settore in cui la Brianza è leader mondiale, ma anche la meccanica di precisione e la componentistica legata all’automotive senza dimenticare la chimica farmaceutica. Sono certo che sapranno vincere anche questa sfida.

Il Covid ha cambiato le dinamiche del lavoro e della produttività, mi riferisco, ad esempio, all'uso sempre più frequente dello smart working. Pensa che la pandemia lascerà il segno e in che modo?

"In questi mesi le nostre imprese hanno applicato con grande responsabilità le misure previste dai protocolli condivisi. Sono le persone il bene più prezioso che un’azienda possiede, per questo la tutela della salute è al primo posto per chi fa impresa. L’attivazione e l’implementazione dell’uso dello smart working ha significato riorganizzare il lavoro e ripensare gli spazi. Grazie alle tecnologie di connessione si sono create nuove modalità di condivisione e di coesione, un passo importante che ha significato nuove opportunità di formazione e crescita professionale. Credo che la sopraggiunta necessità di cambiare il modello di impostazione del lavoro abbia innescato un processo di sviluppo volto all’innovazione e abbia favorito le responsabilità individuali".

Con quale spirito affronterete il nuovo anno?

"Guardiamo al 2021 come ad una sfida. Sarà l’anno dei primi vaccini e della possibile ripresa, se pur debole. Noi non ci arrenderemo e faremo di tutto per le imprese, per la nostra comunità per i nostri collaboratori. Certo, ci preoccupano gli strascichi della crisi di quest’anno, ma prevediamo che grazie all’effetto dei vaccini e all’avvio del Recovery Fund le imprese del nostro territorio potranno ripartire dai loro punti di forza: uno su tutti la sua capacità di innovare, che significa ricerca, tecnologia e la capacità di adeguarsi alle mutate esigenze del mercato. Penso all’Industria 4.

0, che fino a qualche anno fa sembrava lontana dalle nostre realtà manifatturiere, ma che negli anni è diventata sempre più presente tra le imprese del territorio, ma la cui diffusione va ancora promossa e ampliata se vogliamo migliorare i nostri asset competitivi. La ripresa sarà spinta dall’innovazione, ma anche dall’attenzione alle persone e alla loro formazione".

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