Tre giorni per decidere il destino di Alitalia. Dopo un braccio di ferro estenuante, Cisl, Uil e Ugl hanno firmato l'accordo sugli esuberi. La svolta è arrivata dopo la proposta finale messa in campo dal governo, che consente di restare in azienda ad altri 616 lavoratori. Ma la Cgil non si fida: prima di decidere, esige altri tre giorni per valutare il testo. Il tempo, però, stringe: martedì arriverà a Roma il numero uno di Etihad, James Hogan, ma senza l'intesa sugli esuberi l'ingresso degli emiri nel capitale di Alitalia rischia di saltare. E manca ancora la firma di Anpac, Anpav e Avia, le associazioni di categoria che rappresentano il personale navigante, oltre che dell'Usb.
La proposta definitiva formulata dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi esclude l'utilizzo della cassa integrazione: un'ipotesi presa in considerazione dal governo in un primo tempo, ma inaccettabile per Etihad, che per chiudere l'accordo con Alitalia vuole l'uscita dal perimetro aziendale dei lavoratori in eccesso. Gli esuberi verranno dunque suddivisi, secondo fonti sindacali, in tre gruppi: 616 addetti saranno ricollocati nel perimetro aziendale e 681 esternalizzati- in altri termini, passeranno ad altre aziende - entro il 31 dicembre 2014. Per gli altri 954, secondo quanto si apprende, scatterebbero la mobilità e la sperimentazione del contratto di ricollocamento.
Nel dettaglio, il primo gruppo è composto da 250 assistenti di volo ai quali verrà applicato il contratto di solidarietà, come l'azienda aveva già annunciato, mentre 200 addetti sostituiranno lavoratori stagionali e gli altri saranno pensionati o si dimetteranno volontariamente. Quanto al secondo gruppo, le stesse fonti fanno sapere che 100 piloti e 100 ingegneri manutentori saranno assunti da Etihad, un'altra parte andrà in aziende di manutenzione come Atitech, ci saranno poi degli addetti all'information technology che saranno assorbiti da altre aziende non specificate e inoltre sono già stati individuati dei fornitori di Alitalia e di Adr disposti ad assumere i dipendenti in esubero: in totale 681 lavoratori, che passeranno necessariamente attraverso la mobilità cosiddetta «tecnica» prima di essere ricollocati nelle altre aziende. Si riduce, infine, il numero dei lavoratori ai quali verrà applicato il nuovo contratto di ricollocamento previsto dalla legge di stabilità: 954 anzichè i 980 previsti originariamente dal governo. Per questo tipo di contratto sono stati stanziati 15 milioni, ha ricordato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Resta la spaccatura con la Cgil, che ha fatto muro fin dal mattino: «Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte dai ministri, di una significativa riduzione nel numero degli esuberi», ha detto il segretario generale, Susanna Camusso. «Le trattative hanno i loro tempi», ma se non risolvono i problemi, ha scandito, «non si può chiudere». Martedì sapremo come andrà a finire, se la pausa di riflessione si trasformerà in una vera e propria spaccatura o se anche la Cgil sottoscriverà il nuovo patto, aprendo la strada al matrimonio con Abu Dhabi. In ballo ci ci sono quindi i posti di lavoro ma anche i rapporti con le altre organizzazioni dei lavoratori. Relazioni fino ad oggi buone, con le sigle unite in diverse battaglie, dagli esodati agli statali, dalla cig in deroga all'Ilva: un lungo percorso di ricucitura dopo la pesante frattura che si era consumata nel 2011 di fronte all'accordo sulla Fiat, tra i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm. In attesa del D-day del 15 luglio, Alitalia spera.
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