Economia

Shell va controcorrente: lascia l'Olanda per Londra

Il big petrolifero sposta la sede per difendersi dai fondi e semplificare l'assetto azionario

Shell va controcorrente: lascia l'Olanda per Londra

Della serie controcorrente: nel momento storico in cui molte società - anche italiane - hanno scelto l'Olanda per trasferire la propria sede; e nel pieno degli effetti della Brexit, che vede diverse entità, in ogni, settore lasciare il Regno Unito per l'Unione Europea, c'è una delle maggiori multinazionali al mondo che fa il contrario: è la Shell, una delle leggendarie sette sorelle del petrolio mondiale. Che presto non si chiamerà più Royal Dutch Shell, ma semplicemente Shell: il Royal Dutch (reale olandese) sparisce.

Il colosso petrolifero lascia l'Olanda e trasloca nel Regno Unito (dove aveva già la sede legale); ma a Londra, e non più a L'Aja, Shell avrà anche la sede fiscale, terrà le riunioni del consiglio e lì lavoreranno i suoi top manager. L'annuncio, giunto con quello della semplificazione della struttura azionaria, è stato preso malissimo nei Paesi Bassi, che perdono il loro gruppo più importante. Il governo olandese si è detto «spiacevolmente sorpreso» ha scritto su Twitter il ministro degli Affari economici. E in serata si è appreso che il governo ha proposto a Shell di restare a fronte del taglio della ritenuta alla fonte del 15% sulle cedole distribuite alle azioni A.

Secondo Shell tutto parte dalla semplificazione della struttura con la creazione di un unico tipo di azioni, per «eliminare la complessità delle due linee A e B». Questo «permetterà di rafforzare la competitività e di aumentare la velocità e la flessibilità del capitale e del portafoglio azionario, accelerando la realizzazione di emissioni zero». In realtà la mossa rafforza la società anche dagli attacchi dei fondi attivisti, aumentando il numero di titoli da poter acquistare.

Il trasloco viene spiegato come un semplice allineamento della sede fiscale con quella legale. La società sottolinea che avere un unico tipo di azione permetterà di accelerare la distribuzione ai soci, tanto più che dopo l'avvio di un programma di acquisto di azioni proprie da 2 miliardi di dollari a luglio, Shell a settembre ha annunciato che restituirà ai soci altri 7 miliardi dopo avere completato la vendita delle attività Permian negli Usa. «L'attuale complessa struttura è soggetta a limitazioni e potrebbe non essere sostenibile nel lungo termine». Per quanto il gruppo rassicuri, l'Olanda vede solo gli svantaggi del trasloco di Shell, che giunge dopo quello di Unilever. «Siamo in discussione sulle implicazioni per occupazione, investimenti a carattere strategico e sostenibilità», ha twittato il ministro Blok. Di segno opposto le reazioni britanniche: «È un chiaro voto di fiducia nei confronti dell'economia del Regno Unito, dice il ministro delle Imprese e dell'Energia Kwasi Kwarteng.

E un segnale positivo in chiave Brexit.

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