Camilla Conti
Il giorno dopo le dimissioni di Mario Nava dalla presidenza della Consob, consegnate giovedì sera come epilogo di un lungo assedio grillino, si apre il cantiere in casa degli alleati gialloverdi per nominare il nuovo vertice dell'Autorità che vigila sulla Borsa. Nel frattempo, vanno registrati i mal di pancia creati anche al Quirinale dalla mossa a sorpresa di Nava che - fanno notare molti osservatori - ha scelto il posto di funzionario della Commissione Ue giusto in tempo: insediato in Consob ad aprile, «in distacco» (e non in aspettativa) da Bruxelles, il suo contratto comunitario prevedeva sei mesi di tempo per tornare nel suo ufficio di responsabile della politica europea in materia di banche e finanza. Una decisione da burocrate, insomma, che ha lasciato campo libero ai suoi contestatori. Secondo un'altra ricostruzione, invece, sarebbe stato proprio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (cui spetta la firma del decreto di nomina e di revoca del presidente della Consob) a chiedere a Nava di risolvere il pasticcio per evitare crisi istituzionali.
Di certo, ora i Cinque Stelle, mossieri dell'attacco a Nava, hanno un rigore da battere. Lo faranno con un Mattarella forse indebolito, ma non possono permettersi di sbagliare proponendo candidature irricevibili o compromesse con la politica. E dovranno comunque anche gestire la partita insieme alla Lega di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, sempre più forti nei sondaggi. Qualche nome comincia già a circolare: quello di Franco Pizzetti, ex garante della privacy e docente di diritto costituzionale all'università di Torino, mentre scendono nelle ultime ore le quotazioni di Marcello Minenna, dirigente dell'authority vicino a grillini e già assessore della giunta Raggi a Roma. Non pare al momento percorribile un'altra soluzione interna come quella dell'attuale commissario Giuseppe Maria Berruti. In ambienti M5s qualcuno azzarda anche l'ipotesi di chiamare al timone della Commissione di Borsa un generale della Guardia di Finanza, strategia già seguita per l'Agenzia delle Entrate. Tra i possibili outsider, invece, c'è chi fa i nomi di Salvatore Rossi, oggi direttore generale di Bankitalia (considerato da sempre un «Draghi boy» e che per questo riceverebbe subito il via libera da Mattarella) e del professor Luigi Zingales, bocconiano espatriato negli States che non è mai stato tenero con le passate gestioni della Consob e che in questi mesi agli amici avrebbe più volte ricordato quanto il ruolo della Commissione sia fondamentale per procedere con il vero cambiamento e con una rottura dei vecchi schemi del capitalismo di relazione.
I tempi non saranno brevi, anche per il complesso iter da seguire: il presidente della Consob (in carica 7 anni, non rinnovabili) è nominato con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione dello stesso Consiglio. La scelta deve avvenire tra persone «di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza».
Il premier, a sua volta, prima di procedere alla proposta deve acquisire il parere favorevole delle commissioni Finanze di Camera e Senato. Quindi, si attende il sigillo per decreto del presidente della Repubblica dopo aver ottenuto l'ok formale della Corte dei Conti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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