diMarco Giorgino*
La notizia della reazione di «black-out» informativo sull'Italia da parte di Fitch, come risposta alla richiesta di rinvio a giudizio di alcuni dei suoi dirigenti, desta stupore, ma non è del tutto inattesa. L'atto della Procura di Trani, in sé, è molto forte verso soggetti che fino a oggi pensavano di non poter essere interessati da tali procedimenti. E, peraltro, potrebbe rappresentare un pericoloso precedente. Non stupisce, quindi, la pesante reazione: non fare più copertura sull'Italia.
Al di là degli elementi giudiziari associati alla vicenda, che sarà dovere di qualcuno valutare, ci sono interrogativi sul tema del rating che non credo, a questo punto, si possano più rinviare. Voglio premettere, sin da principio, che in linea generale sono favorevole alla presenza di soggetti terzi che possano, se necessario, supportare, in modo qualificato e indipendente, il processo di selezione degli investimenti finanziari.
Vedo, però, che negli Usa prima, in Europa dopo, alcuni dubbi su queste capacità sono emersi. Ci sono, a mio avviso, due punti importanti che in questo momento richiedono una riflessione. Innanzitutto, non è mai stata risolta del tutto la questione relativa alla disciplina delle agenzie di rating (sono, di fatto, un attore di mercato). Non operano, ovviamente, in senso diretto, ossia non assumono posizione, ma sono parte integrante del processo di investimento degli operatori. Quindi, aiutano gli operatori a valutare che posizioni prendere. Una loro disciplina è, pertanto, fondamentale per non alterare le modalità attraverso cui gli operatori alimentano il proprio processo decisionale. Tale disciplina riguarda aspetti che vanno dagli assetti proprietari alle regole di governance, dalle funzioni obiettivo alle regole di funzionamento, dagli interessi che rappresentano al modo in cui tali interessi si posizionano rispetto a quelli di operatori e mercato. Un secondo punto importante, che si collega a questo, è quello relativo al motivo per il quale le agenzie sono diventate così imprescindibli nelle valutazioni degli operatori. Quello che il mercato dovrebbe cercare di fare è di riprendersi la propria capacità di valutazione dei rischi senza esternalizzarla in modo ormai così sbilanciato e senza «delegarla» in modo così forte a terzi, almeno fino a quando non sarà più chiaro il loro sistema di regole e di funzionamento.
La reazione di Fitch potrebbe creare un problema all'Italia perché gli investitori internazionali, in mancanza di una copertura sul Paese, potrebbero andare altrove. Ma attenzione, potrebbe essere anche un boomerang per il rating stesso.
Anche in assenza di copertura, i medesimi investitori potranno rafforzare internamente la valutazione del rischio in Italia e continuare a investire, pur in assenza di rating. E questo sarebbe un segnale ben più forte.*Professore di Finanza,
Politecnico di Milano
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