Spunta un fondo sovrano arabo per Moleskine. Con la chiusura dell'offerta per la quotazione in Borsa, il 5% dell'azienda che produce i taccuini tanto amati da Chatwin ed Hemingway sarebbe finito, secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale, a un fondo statale medio-orientale. Un altro 5% sarebbe stato sottoscritto da hedge e il 90% da investitori «long only».
Nel complesso il percorso di quotazione è stato un successo, soprattutto con la volatilità che ha caratterizzato i mercati in questi giorni difficili tra la vicenda Cipro e le consultazioni in Italia. Con una domanda che ha superato di 3,6 volte l'offerta, la società ha fissato il prezzo della quotazione (in Borsa dal 3 aprile) a 2,3 euro per azione, a metà della forchetta prevista tra 2,2 e 2,4. L'azienda è stata valutata 487 milioni, sotto i 600 milioni indicati inizialmente, ma ben oltre i 200 ipotizzati nel 2012 in occasione della vendita di un pacchetto di azioni. A coordinare l'offerta Mediobanca, Goldman Sachs e Ubs come joint bookrunners e Bnp Paribas come joint lead manager.
Dopo il roadshow, andato in scena tra Londra New York e Parigi, l'interesse è stato equilibrato: il 20-23% della domanda è arrivato in parti uguali da Svizzera, Uk, Usa e Asia. Più debole l'Italia con circa il 13%. La domanda è stata coperta soprattutto da investitori istituzionali, ma anche la parte retail è stata coperta più di una volta e si andrà al riparto. Sul fronte delle vendite, i maggiori mercati di Moleskine sono Germania e Svizzera, mentre la zona euro, che comprende anche Inghilterra, Africa e Medio Oriente rappresenta il 52,8% del fatturato 2012.
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