Il Sole "cancella" un terzo delle copie

La diffusione media 2015 rivista da 375 a 248mila (-34%)

Il Sole "cancella" un terzo delle copie

Gli azionisti del Sole 24 Ore hanno deliberato di rinviare al 2017 la ricapitalizzazione del gruppo. Come già aveva anticipato il Giornale, se ne riparlerà in primavera, con il piano industriale e l'approvazione del bilancio 2016. È il risultato dell'assemblea riunita ieri dal gruppo controllato da Confindustria con il 67% che ha esaminato la sottopatrimonializzazione della società. «Per fare un piano industriale serio non ci vogliono anni ma qualche mese», e nel caso del Sole «possiamo prepararlo tra fine gennaio e la prima quindicina di febbraio», ha detto il presidente Giorgio Fossa. Aggiungendo che «se dobbiamo farne uno come quello che abbiamo ereditato è semplice, basta riempire delle caselle, ma né io né il cda siamo disposti a barare sul piano industriale» (il riferimento è al piano dell'ex ad Del Torchio, definitivamente archiviato). Il neo ad Moscetti ha aggiunto che «non è facile oggi fare un roadshow per negoziare non solo il debito ma anche gli aumenti di capitale nelle condizioni in cui siamo».

Sull'entità dell'aumento non sono state date indicazioni; sarà determinata in funzione del nuovo piano. Confindustria sottoscriverà pro quota ma «stiamo cercando anche altri investitori», ha aggiunto Fossa. Mentre lo studio Vitale&C è l'advisor individuato per seguire la rinegoziazione del debito. Quanto al timone del quotidiano, la sostituzione del direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano, sfiduciato dalla redazione, «per il momento non è all'ordine del giorno», ha detto Fossa. «Però è vero che tutti noi, il direttore, il sottoscritto e l'ad, dobbiamo rendere conto di quello che abbiamo fatto e di quello che faremo. Adesso è presto». Ma l'eredità della passata gestione resta nel mirino di procura e Consob, che ha chiesto al gruppo di rendere pubbliche le copie, cartacee e digitali, del Sole24Ore diffuse nel 2015. Il tema delle «copie gonfiate» ha fatto molto discutere in questi mesi. E ieri si è capito perché: la relazione dell'advisor indipendente, Protiviti (tenuta segreta fino a ieri nonostante la richiesta di alcuni consiglieri di renderla pubblica fin dall'11 novembre), mostra uno scostamento di oltre un terzo (34%) tra le copie realmente diffuse e quelle comunicate nella relazione annuale del bilancio 2015 (l'unico anno esaminato da Protiviti). Così, la diffusione giornaliera scende a 248mila copie, al posto delle 375mila copie complessive, tra stampa e digitale, indicate nella relazione di bilancio. L'ad Moscetti ha poi chiarito che «le copie comarketing rappresentano solo il 14% della diffusione totale (carta 5% e digitale 9%), pratica che peraltro è stata già abbandonata. L'altro 20% di copie esaminate ha trovato già una soluzione per l'8%. Per il restante 12%, copie multiple regolarmente pagate dai clienti, il gruppo ha applicato un'interpretazione restrittiva rispetto al regolamento di Ads ed è tuttora in fase di chiarimento». In particolare, per quanto riguarda il cartaceo, si tratta di 18mila copie associate ad attività promozionali, non reali in quanto manca l'«effettiva consegna delle copie all'utente finale». Relativamente alle copie digitali, lo scostamento riguarda 109mila unità, di cui 32mila senza indicazione dell'abbonamento in fattura e quasi 44mila copie multiple non attivate.

Chi pagherà il conto? «Ci sono indagini in corso, valuteremo se procedere nei confronti di chi ci ha preceduto», ha detto Fossa. Quanto al compenso di Moscetti, sarà di 500mila euro annui con un premio fino al 20% legato al raggiungimento del budget.

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