"Sostenibilità grande affare se cavalcata senza illusioni"

Nino Tronchetti Provera: «Il green cresce fino a 4 volte più della media, ecco perché». In 17 anni asset per 3 miliardi

"Sostenibilità grande affare se cavalcata senza illusioni"

Il percorso della transizione green, così come progettato da Bruxelles, in molte situazioni equivale a pretendere che le imprese mettano un piede nel vuoto in termini di competitività, con inevitabili ripercussioni sul fronte occupazionale. Tanto che oggi il Vecchio Continente, costretto da regolamenti e strettoie auto-imposte, rischia di risultare irrilevante di fronte all'offensiva della grandi potenze mondiali, assai meno ansiose di barattare la lotta climatica con la crescita del loro Pil. Esiste però una terza via in questo limbo tra passato e futuro climatico. Perché oggi c'è chi come Ambienta, società fondata da Nino Tronchetti Provera, che dimostra di saper procurare risultati per i suoi investitori senza lasciarsi accecare dai miraggi di una transizione troppo frettolosa. Tronchetti ha cominciato presto a occuparsi di green: la sua tesi di laurea, datata 1991, argomentava su come la sostenibilità ambientale possa essere non solo una sfida ma in primis un'opportunità di sviluppo per le aziende. Rileggendola oggi, si può dire che fosse profetica. Dopo l'esordio in Mc Kinsey e un salto triplo tra Pirelli e Telecom, nel 2007 Tronchetti fonda Ambienta, società di investimenti focalizzati sulla sostenibilità: investe in aziende, i cui prodotti o servizi migliorano l'uso efficiente delle risorse naturali o contribuiscono al controllo dell'inquinamento. Sembra semplice, ma così non è. «Quando io sono nato, era il 1968, l'economia del pianeta valeva 2 trilioni di dollari, l'anno della mia laurea era già 20 trilioni, quando ho creato Ambienta i trilioni erano diventati 60, adesso stiamo andando verso quota 100», osserva Tronchetti. «Anche gli scettici sanno che la Terra prosegue il manager - non può sopportare oltre i consumi smodati che sono il motivo di quei 100 trilioni. Non è solo un problema etico o ambientale, ma matematico. Tutti dobbiamo impegnarci per frenare questa deriva». In questo senso Ambienta ha svolto un ruolo pionieristico e dopo 17 anni dimostra che fare finanza sostenibile e avere buoni rendimenti sono due attività compatibili. Anzi, è la conferma che la sostenibilità, se applicata senza esasperazioni, è un formidabile volano per lo sviluppo del business.

Con sedi a Milano, Londra, Parigi e Monaco di Baviera, oggi Ambienta gestisce asset per oltre 3 miliardi, concentrandosi su investimenti in società pubbliche e private guidate dai megatrend ambientali: ha già perfezionato 69 investimenti nel private equity e ha lanciato uno dei maggiori fondi absolute return focalizzati sulla sostenibilità ambientale; gestisce una gamma di prodotti che spaziano dai fondi multi-asset a quelli azionari long only. «Il tempo a nostra disposizione non è molto, prosegue Tronchetti Provera. È importante cambiare il paradigma, continuare a crescere ma con quell'attenzione che ci potrà consentire di continuare a vivere sul pianeta». Il tutto con un vantaggio anche in termini di business, perché i campioni ambientali stanno in modo inequivocabile sovraperformando la crescita dell'economia globale. Il compito di Ambienta è appunto individuare i campioni, cioè le aziende che senza esasperare le declinazioni climatiche riescono a sovraperformare la crescita dell'economia mondiale, addirittura conquistando quote di mercato rispetto ai business tradizionali. Per queste eccellenze si arriva a una crescita di 3-4 volte superiore la media, perché i trend della sostenibilità hanno ridefinito le dinamiche di tutti i settori. Tanto che dal 2019 al 2022 l'aumento medio dei profitti delle partecipate di Ambienta, che lo scorso anno hanno generato ricavi per 2 miliardi in 149 Paesi nel mondo, si attesta mediamente al 13% rispetto alla crescita del Pil delle economie avanzate pari al 4%. Sebbene non poche delle iniziative varate da Bruxelles in materia di transizione siano giudicate pericolose forzature, non si possono negare alcuni dati di fatto: per esempio che il 90% dei ghiacciai europei non esisterà più entro la fine del secolo e che, solo negli ultimi 24 mesi, quelli svizzeri hanno perso oltre il 10% della loro capacità. Non solo, secondo il Nature Institute dell'Università di Cambridge, più del 50% delle piantagioni di caffè, cacao, banane e altro ancora scomparirà prima del 2050 a causa del cambiamento del clima. Emblematico il caso del krill, un mini-crostaceo simile a un gamberetto che sopravvive grazie al suo guscio e che rappresenta la base della catena alimentare nel mare, il plancton: senza il krill tutto scompare. Ebbene, il forte riscaldamento climatico comporta l'acidificazione dell'Oceano, che sta riducendo il guscio fino a determinare la morte del krill. E quindi? «Quindi sarà necessario impegnarsi, puntare su governi capaci di varare scelte coraggiose, che diano il corretto valore ai vari fattori inquinanti, capaci di dire all'opinione pubblica che più che non prendere aerei o navi, bisognerebbe fare attenzione al riscaldamento e al raffreddamento delle nostre case. Per non dire del settore fashion, tra i più inquinanti in assoluto che solo ora comincia a capire i danni che procura», rimarca Tronchetti.

Di qui il suggerimento di puntare su risparmio energetico, idrico, dei materiali, sulla riduzione dei terreni impiegati dall'uomo oltre che sul risparmio di cibo. Questi, del resto, i settori nell'ambito dei quali Ambienta cerca i campioni sui cui punta le sue carte.

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