«Nessuno può garantire il salvataggio della Grecia». Angela Merkel lo dice forte e chiaro davanti al Bundestag, chiamato ieri a raccolta per approvare il secondo piano di aiuti ad Atene. E il via libera arriva, nonostante il caveat della Cancelliera. A stragrande maggioranza: 496 sì, 90 no e appena cinque astensioni. Il voto restituisce una Germania ricompattata dopo le polemiche e le resistenze manifestate a più riprese sul bailout. Un serrate le file reso prevedibile, anche se non del tutto scontato (solo 304 dei 319 deputati della coalizione di governo hanno infatti votato a favore), dal sofferto benestare con cui l’Eurogruppo, la scorsa settimana, aveva sbloccato l’assegno anti-default da 130 miliardi.
Già si sapeva che il destino della Grecia resta ancora appeso a un filo nonostante la bombola d’ossigeno del soccorso internazionale. Sulla crisi debitoria sono stati compiuti dei «passi in avanti», ma i rischi di una insolvenza sui pagamenti del Paese restano «elevati», ha sottolineato ieri Moody’s. Ben lo sanno i tedeschi, che non a caso hanno inviato i propri ispettori nella capitale ellenica. La sottolineatura della Merkel è però doverosa, una specie di post-it necessario per ricordare quanto strada vada ancora fatta prima di poter considerare Atene fuori pericolo. Alternative all’assegno miliardario? Non ce n’erano, spiega con altrettanta chiarezza Frau Angela: «I rischi del voltare le spalle alla Grecia in questo momento sono incalcolabili. Nessuno può stabilire quali conseguenze sorgerebbero per l’economia tedesca, per tutta l’eurozona e, infine, per il mondo intero».
C’è però anche l’altra faccia, un po’ più feroce, della Germania. Quella che risponde a muso duro alla richiesta rivolta nel week-end dal vertice G20 all’Europa, e in particolare a Berlino, di rafforzare i firewall anti-crisi proprio nel giorno in cui Standard&Poor’s ha deciso di assegnare al fondo Efsf un outlook negativo, confermandone il rating AA+ dopo il taglio della tripla A avvenuto il mese scorso. «Il governo tedesco - replica la Merkel - non vede al momento nessuna necessità di un dibattito sull’aumento della capacità dei fondi Efsf ed Esm». Se i tedeschi si irrigidiscono, l’Unione europea temporeggia. «Sembra che non verrà presa nessuna decisione sul rafforzamento del fondo in questo Consiglio europeo», in calendario giovedì e venerdì prossimo, ha spiegato Josè Manuel Barroso. Un pronunciamento dovrebbe tuttavia arrivare entro fine marzo. La Grecia rimane comunque in cima all’agenda: il presidente della Commissione Ue ha infatti invitato, domani a Bruxelles, il premier Lucas Papademos per discutere le possibili iniziative per aiutare la crescita, l’occupazione, le Pmi e i giovani in cerca di lavoro in Grecia. E per giovedì è stata convocata una riunione straordinaria dell’Eurogruppo per fare il punto sulla ristrutturazione del debito ellenico e sulle azioni di risanamento.
Domani gli occhi dei mercati saranno tuttavia puntati in particolare sulla seconda “asta a rubinetto“ con cui la Bce tornerà a finanziare a tassi estremamente agevolati (all’1% per tre anni) il sistema bancario. L’interesse si concentra sul livello delle adesioni, dopo che due mesi fa le banche avevano richiesto prestito per quasi 500 miliardi. Fino a metà marzo, saranno dunque parecchi gli avvenimenti in grado di condizionare gli investitori. Ieri le Borse hanno chiuso in calo (-1% Milano), riuscendo a limitare le perdite sul finale grazie a Wall Street.
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