«Di certo un po di amaro in bocca per come sono andate le operazioni di voto mi è rimasto: se 105 avevano fatto il mio nome alla vigilia, perché le preferenze sono state solo 93? Chi ha convinto gli altri delegati a cambiare idea, quando e perché? Qualche risposta me la sono data, ma non importa. Da oggi in poi dobbiamo lavorare tutti per obiettivi condivisi».
Il giorno dopo la sua nomina al fotofinish a presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha parlato con qualche giornalista e ha rilasciato unintervista a Panorama.it, commentando per la prima volta il risultato uscito dalla giunta di giovedì, non senza qualche spunto polemico. Squinzi ha parlato di ritorno da Londra dove ha festeggiato in un colpo solo la sua vittoria, i 75 anni della sua Mapei e la presenza allEcoBuilding.
Di rilievo la parte, di grande attualità, sulla riforma del lavoro. Di cui Squinzi si dice «favorevole, compresa la sua applicazione anche ai lavoratori pubblici. Ma dubito sarà un problema del prossimo presidente di Confindustria. Il prossimo 23 maggio la linea del governo su questo aspetto sarà ormai definita, credo». In ogni caso è chiara la condotta che ha in mente nei confronti dei sindacati: «Dialogo assoluto. Mi rendo conto che ogni comparto ha le sue specificità e i suoi motivi di attrito tra rappresentanza industriale e sindacale, ma da presidente di Federchimica ho firmato sei rinnovi contrattuali, con tutte le sigle presenti al tavolo e senza mai subire una sola ora di sciopero. Eppure siamo stati i primi a inserire temi come la flessibilità di orario, la stagionalità verticale e labolizione degli scatti di anzianità automatici. Temi di cui altri discutono ancora oggi affrontando tensioni molto più evidenti».
E non si nasconde dietro al problema Fiat: «Non so che margini di ricomposizione ci siano, comunque farò ogni tentativo, come ho già dichiarato subito dopo lelezione e anche in precedenza».
Tornando alle sfide che lo aspettano in Viale dellAstronomia, Squinzi ha riassunto i suoi propositi: «Se potessi sintetizzare il mio programma in un punto direi che lessenziale è far ripartire la crescita. Anche se naturalmente non dipenderà solo da me o solo da Confindustria: vanno trovate intese ed elaborate strategie comuni di ampio respiro, sia al nostro interno che di concerto con le istituzioni. E vanno trovate in fretta, perchè la situazione è critica».
Il presente non è roseo: «Diciamo che nellimmediatissimo non vedo nessun segnale di ripresa. I due settori che conosco più da vicino, la chimica e il manifatturiero, nonostante qualche segnale di vitalità stanno vivendo un primo trimestre 2012 in picchiata. E in molti altri comparti il trend, purtroppo, è analogo».
Confindustria darà «un contributo di buon senso» chiedendo «riforme che per noi sono fondamentali per ripartire» con la consapevolezza che «non abbiamo più tempo». Squinzi confida nel fatto che il governo Monti possa dare «un quadro di riferimento certo» affinchè gli investitori stranieri decidano di fare rotta nel nostro Paese.
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