Paolo StefanatoPotrebbe diventare un'appassionante guerra finanziaria quella che vede come preda la catena alberghiera americana Starwood. A una prima offerta amichevole del gruppo Marriott, che con la fusione diventerebbe la più grande rete di hotel del mondo, solo una settimana fa aveva fatto seguito proprio a ridosso della scadenza dei termini un'offerta dei cinesi di Anbang Insurance. Quest'ultima valorizzava il gruppo 12,8 miliardi di dollari, cioè 76 dollari (in contanti) per la stessa azione che Marriott valutava 63,74 (parte contanti, parte in azioni). Ieri Starwood ha accettato la nuova offerta di Marriott, che ha portato il valore del gruppo a 14,4 miliardi.Ora si tratta di capire se i cinesi rilanceranno a loro volta: tempo, fino all'8 aprile. La cosa è tutt'altro che da escludere, visti i poderosi mezzi finanziari di cui dispongono, e la strategicità a lungo termine di un investimento su una catena di hotel di grande prestigio in tutto il mondo (i marchi più noti sono Sheraton, Westin e St Regis. Ricordiamo che appartiene a Starwood anche il Gallia di Milano). Dunque la stretta di mano avvenuta ieri tra Bruce Duncan per Starwood e Ame Sorenson, ad di Marriot, è ancora «provvisoria» perché sottoposta alle intenzioni dei cinesi. Se questi rilanceranno, Starwood si troverà nuovamente nelle condizioni di accettare o no l'offerta; ma se il preliminare con Marriott dovesse essere stracciato, la penale prevista è di 450 milioni di dollari, più altri 18 di spese.Va osservato che l'accordo di ieri è stato firmato a L'Avana, dove la missione del presidente Obama è accompagnata, come di consueto, da un vasto coté di business.
A Cuba Starwood in questi giorni ha acquisito la gestione di tre alberghi, tra i quali il celebre Inglaterra, situato nel Parque Central, cuore della capitale, splendido edificio con cinquant'anni di manutenzione arretrata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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