StMicroelectronics positiva a Piazza Affari, nonostante la giornata di forti vendite sul listino, dopo l'annuncio della prossima chiusura della disastrosa joint venture con Ericsson per la produzione di chip per cellulari.
All'ad Carlo Bozotti, che ha anche presentato un piano di ristrutturazione, è infatti bastato far sapere al mercato l'intenzione di chiudere la dispendiosa joint venture per vedere il titolo schizzare fino al 9% per poi chiudere con un rialzo del 4,23%. Il problema è che la crisi di Nokia sul fronte della produzione di smartphone ha imposto al suo maggior fornitore St-Ericsson, società nata nel 2009 per produzione di chip per cellulari, circa 2 miliardi di dollari di perdite. A nulla sono servite le pesanti ristrutturazioni già effettuate che, l'anno scorso, sono costate il posto a 1.700 dipendenti. Certo, uscire dalla joint venture non sarà propriamente facilissimo, in quanto Ericsson non ha alcuna intenzione di farsi carico dei destini degli oltre 5mila dipendenti rimasti.
Secondo gli analisti, comunque, St-Ericsson potrebbe essere chiusa completamente o venduta a pezzi ad alcuni concorrenti, come Intel, Broadcom e Samsung. Ma anche Ericsson potrebbe essere interessata a tenere per se alcuni settori. La società svedese non ha ancora fatto sapere le sue reali intenzioni, limitandosi a dire che sta cercando di trovare con St «la miglior soluzione per il futuro della società».
StM ieri ha presentato anche il suo nuovo piano strategico.
«Le linee - ha detto l'ad Carlo Bozotti - sono centrate su cinque aree di prodotto: Mems e sensori, potenza intelligente, prodotti automotive, microcontrollori e processori applicativi, includendo l'elettronica di consumo digitale». StM, azienda franco-italiana che è il maggior produttore di microprocessori europeo, fa prodotti difficili da spiegare, ma che sono alla base di molte innovazioni. Si va dall'automotive, ossia chip per le automobili, dove si spazia dal controllo della frizione a quello dell'acceleratore fino alle funzioni di sicurezza all'interno del veicolo e all'infotainement. C'è poi la serie di processori che servono per le macchine fotografiche digitali oppure le console, come quelle di Nintendo, e per altri prodotti di elettronica di consumo. Ci dovrebbe essere un po' di StM anche nei prodotti Apple, anche se avere conferma è impossibile: la società californiana impone infatti ai suoi fornitori il più assoluto riserbo.
La base della produzione sono i chip che controllano una serie di funzioni dei prodotti digitali e non. StM, infatti, fornisce chip anche a lavatrici e lavastoviglie. Un mercato importante, dunque, che la società stima per il 2013 in 140 miliardi di dollari con notevoli potenzialità di crescita. L'obiettivo è, comunque, quello di aumentare i margini del 10%, riducendo le spese operative nette trimestrali a una media compresa tra i 600 e i 650 milioni di dollari a trimestre entro il 2014. Oggi le spese operative si aggirano sui 900 milioni di dollari a trimestre, ma è difficile sapere quale sia la quota imputabile alla joint venture St-Ericsson.
Il piano di riduzione dei costi, a questo punto, dovrebbe essere intorno ai 150 milioni l'anno dalla fine del 2013 e, molto probabilmente, tali riduzioni comporteranno anche il taglio di circa 500 dipendenti. Si sa, però,che la società sta cercando di aumentare la produttività della sua forza lavoro, bassa se paragonata a quella, ad esempio, di Texas Instruments.
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