Lo stop di Caltagirone a Mediobanca

"C'è assoluta incompletezza dell'informazione". Piazzetta Cuccia: "Scelta trasparente"

Lo stop di Caltagirone a Mediobanca
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La Vm 2006 di Francesco Gaetano Caltagirone rompe gli indugi e chiede formalmente il rinvio dell'assemblea dei soci di Mediobanca, chiamata il 16 giugno a esprimersi sullo scambio azionario con Generali per il controllo completo di Banca Generali da parte di Piazzetta Cuccia. La holding dell'imprenditore romano, a cui fa capo il 7,4% di Mediobaca, nella nota si sofferma su vari punti per sostanziare la sua richiesta, ma il più importante è forse in fondo alla nota in cui si spiega che un voto per il posticipo dell'assise permetterebbe di «evitare ogni contestazione in ordine al conflitto di interesse che caratterizza l'attuale operato del consiglio di amministrazione di Mediobanca e consentire ai soci una coerente e ponderata valutazione del proprio interesse di investitori». Il riferimento, seppur implicito, sembra rimandare anche a quanto anticipato domenica da Il Giornale, che parlava di un 3% di azioni proprie dell'istituto guidato da Alberto Nagel che sarebbero state date in affitto a un soggetto amico per assicurarsi la maggioranza dei voti in seno all'assemblea che dovrà esprimersi sull'operazione Banca Generali. Un aspetto alquanto controverso, che molto probabilmente ha fatto alzare più di un'antenna dalle parti di chi vigila sui mercati. Per questo e altri motivi, la Vm 2006 «si rivolgerà alla Consob perché assicuri una piena, integra e tempestiva informazione al mercato, anche quanto agli effetti della deliberazione proposta». E qui si viene agli altri motivi per i quali Caltagirone ritiene che un rinvio dell'assemblea sia da ritenere una decisione corretta e auspicabile. Tra le righe del comunicato si descrive l'offerta di Mediobanca caratterizzata da una «assoluta incompletezza dell'informazione». Al momento, infatti, «non è dato conoscere il contenuto economico e negoziale degli accordi di partnership strategico-industriale di lungo periodo nei settori della bancassurance, dell'asset management e dell'insure-banking, che dovrebbero essere elemento irrinunciabile dell'Offerta e indispensabili per la permanenza dei promotori di Banca Generali». In mancanza di questo, sottolinea Caltagirone, non si può valutare se l'operazione converrà veramente alle parti spingendole (o meno) a mantenere inalterata o a incrementare la loro redditività. «In mancanza di tali elementi informativi ed economici, la stessa deliberazione dell'articolo 104 Tuf appare del tutto inefficace e configura una delega in bianco al consiglio d'amministrazione di Mediobanca, delega per la quale sarebbe invece necessaria una esplicita previsione statutaria». Insomma l'ipotesi è di conflitto d'interessi di Piazzetta Cuccia nei confronti degli azionisti e di Generali. In serata, fonti vicine a Mediobanca hanno sottolineato che convocare l'assemblea dei soci «prima della negoziazione degli accordi distributivi, processo che potrebbe richiedere mesi di lavoro, è una scelta fatta nell'esclusivo interesse alla trasparenza».

Intanto questa mattina alle 11 è in calendario la riunione del patto di sindacato di Mediobanca, che riunisce sotto allo stesso tetto l'11,87% del capitale della merchant bank convocato con lo specifico intento di vagliare «il valore strategico e industriale» su Banca Generali.

Molto probabile che i membri del patto di consultazione - che accoglie le famiglie Doris, Ferrero, Monge, Lucchini, Aspesi e Gavio - si confronteranno proprio a riguardo della richiesta portata avanti da Caltagirone. Ieri, intanto, la Borsa ha avvertito una nube di incertezza addensarsi sull'operazione, non a caso Mediobanca è stato tra i titoli peggiori (-3%) insieme a Generali (-2%).

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