Economia

"Basta fondi e proroghe". Stop al superbonus, si tratta sulle cessioni

Il governo punta tutto sulle cessioni previste dal superbonus coinvolgendo altri soggetti oltre le banche escludendo però da subito i privati

"Basta fondi e proroghe". Stop al superbonus, si tratta sulle cessioni

Il Superbonus ingrana la retromarcia. Due mesi fa esatti, era il 27 aprile del 2022, il premier Mario Draghi ha riferito alle Camere che il governo lo avrebbe prorogato anche nel 2023.

Ora, secondo quando riferisce l’Ansa, durante la riunione tra maggioranza e governo che si è tenuta oggi, sarebbero emerse intenzioni opposte: niente proroga e niente ulteriori finanziamenti in favore del Superbonus.

L’unica misura che il governo si dice pronto a vagliare è l’estensione delle cessioni che potrebbe includere altri soggetti oltre alle banche, con l’esclusione dei privati. Soggetti che non sono ancora identificati e che, ci sbilanciamo, possono per lo più essere società controllate dalle banche stesse.

Cosa significa

Chi effettua lavori per l’efficientamento energetico o la sicurezza di un immobile, secondo i dettami che l’Agenzia delle Entrate ha nuovamente descritto con la circolare 23 del 23 giugno, può ottenere una detrazione pari al 110% della spesa sostenuta. Se, per esempio, gli interventi di miglioria hanno comportato un costo di 10mila euro, la detrazione ottenuta sarà di 11mila euro e potrà essere ripartita in cinque anni decurtandola dalle imposte Irpef. Chi non ha Irpef da detrarre può cedere il credito alle banche, le quali lo acquisteranno per un importo inferiore a 11mila euro (circa 10.200) e poi lo compenseranno a loro volta con le imposte che devono pagare al fisco.

Si è verificato che anche le banche avessero raggiunto la loro capienza fiscale e questo ha creato un serio problema alla filiera del Superbonus. Attualmente sono quattro gli istituti di credito che accettano le cessioni, oltre a Poste Italiane ma la maggior parte delle banche ha messo il veto.

Fondi esauriti

Tecnicamente i fondi stanziati sono esauriti da circa due settimane, questo vuole dire che le prenotazioni hanno superato i 33,3 miliardi di euro destinati al Superbonus. Il governo ha ribadito di non volere ulteriormente rimpinguarne le casse e questo rischia di mettere in crisi parte almeno delle imprese edili che hanno ottenuto appalti così come i privati che le hanno ingaggiate.

C’è stata confusione, da una parte le banche hanno acquistato cessioni del credito secondo principi di contabilità perfettibili, hanno quindi incamerato più crediti di imposta di quanti potessero ragionevolmente sfruttarne e, dall’altro lato, c’è stata una supervisione al Superbonus altrettanto perfettibile.

Sono nate molte imprese edili che, mediante fatture false o gonfiate, hanno intascato il Superbonus e poi hanno chiuso i battenti.

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