Altro che smantellamento, Tim pensa già alle acquisizioni. Ieri l'amministratore delegato Pietro Labriola (in foto) ha dichiarato a Bloomberg Tv che l'azienda non solo «non è in vendita», ma che fusioni e acquisizioni sono sul radar mentre la società è «alla ricerca di opzioni per la sua unità consumer» nei panni di «acquirente». Una volta ceduta la rete alla cordata formata da Kkr, Mef e F2i, secondo il manager si apriranno «opportunità strategiche». Alla luce di un mercato delle tlc sempre più affollato, l'unica per il settore italiano sarebbe il consolidamento. L'ultima in ordine di tempo a sbarcare nel settore è Sky che ieri ha annunciato di aver siglato una partnership pluriennale con Fastweb per il lancio, nel corso dei primi mesi del 2024, di Sky Mobile. Il settore è in fermento: secondo indiscrezioni circolate nelle ultime settimane, Iliad avrebbe messo gli occhi sulle attività consumer italiane di Vodafone. Escluse per motivi dimensionali operazioni tra Tim, Wind Tre e Vodafone ogni altro scenario è possibile. Labriola guarda con interesse non solo al mobile: potenziali affari potrebbero esserci anche nel settore Enterprise, ovvero quello dei servizi a Pubblica amministrazione e imprese. In questo campo Tim è già stata accostata a realtà con business simili come Engineering o Atos.
Labriola ha detto di non aver mai avuto un piano per vendere Tim Brasil e che la società non abbandonerà la Borsa dopo lo scorporo della rete.
Per quanto riguarda, infine, il rapporto con l'azionista Vivendi, l'ad ha sottolineato come in questa fase «sia importante più che mai il dialogo con tutti gli stakeholders e non solo con tutti gli azionisti». «Vivendi - ha aggiunto - a luglio era in cda quando era stato approvato il piano di separazione e vendita della rete» e che «non c'è un piano alternativo» migliore all'operazione appena conclusa sulla rete.
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