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Tasse, bollette e busta paga: che cosa cambia con il decreto

Ecco le misure previste nel decreto in discussione nell’esecutivo Conte

Tasse, bollette e busta paga: che cosa cambia con il decreto

Il cosiddetto "Decreto Rilancio" più volte rimandato dal governo finalmente ha preso forma, con ben 258 articoli ed oltre 770 pagine di misure e provvedimenti.

Nei fatti, con questo provvedimento, oltre a tentare di arginare la crisi economica dovuta al lockdown e all'avanzata di pandemia di Coronvairus, dovrebbe essere fatta anche un po’ di chiarezza anche su quanto stabilito dall'esecutivo negli scorsi decreti, dato che su molti temi - tra cui il fisco e le tasse - aveva rimandato date e adempimenti generando, però, molto incertezza nei contribuenti e una sovrapposizione di date di pagamenti che avrebbe provocato un salasso nel portafogli degli italiani proprio all'inizio della Fase 2.

Il primo punto, quindi, sono proprio le tasse. Il nuovo Dl dovrebbe far slittare al 16 settembre prossimi tutti i pagamenti dovuti per le ritenute, per l'Iva, per i contributi previdenziali e assicurativi con l'Inail. Sospensione anche rispetto a tutti gli accertamento, per le cartelle esattoriali, gli avvisi bonari e le rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio. Quest'ultimo punto era stata già ampliamente dibattuto in modo controverso e nei fatti, queste due misure di pace fiscale erano già state sospese per i mesi di marzo, aprile e maggio a causa dell'emergenza sanitaria. Intervenire con questo provvedimento avrà, però, un costo considerevole. Quasi 20 miliardi di euro a copertura delle somme dovute che dovranno essere pagati dai contribuenti o in un'unica soluzione a partire da metà sette,bre o, in quattro rate di pari importo.

Altro punto a cui i consumatori e le imprese prestavano particolarmente attenzione è quello dei consumi dlele bollette. Negli scorsi mesi l'Autorità per l'energia elettrice e l'ambiente era già intervenuta in modo importante per alleggerire gli oneri degli italiani. Ora dovrebbe intervenire direttamente l'esecutivo con il decreto, prevedendo, per piccole e medie imprese, l'alleggerimento delle bollette per i prossimi tre mesi. L'intervento dovrebbe rideterminare le tariffe di distribuzione azzerano le attuali quote fisse che sono indipendenti dalla potenza relativa alle tariffe e agli oneri generali a carico dei clienti. Nei fatti, per i consumi superiori ai 3,3 kilowatt, le tariffe saranno rideterminate applicando una sorte di potenza forfait fissata a 3 Kw.

Tema caldissimo è quello delle buste paga dei lavoratori, cercando di comprendere come l'intervento aiuterà i i lavoratori in Cassa integrazione (o quanto perderanno) . La Cig e l'assegno del fondo di integrazione salariale sono stati richiesti già da 7,5 milioni di lavoratori e si potrà ottenere un prolungamento di ulteriori nove settimane (fino al 31 ottobre). Il punto, però, è capire gli importo che entreranno nel portafogli dei lavoratori. Su questo aspetto potrebbe andare a compensazione (cosa che non riguarderebbe anche il reddito di cittadinanza) il Reddito di Emergenza che dovrebbe essere riconosciuto in due quote da 400 e 800 euro. Per accedere, però, si dovrà avere un Isee inferiore a 15 mila euro e un patrimonio entro i 10 mila euro, tetto che però può crescere fino a 25 mila euro in base al nucleo e alla presenza di disabili. Nei fatti, dunque, calcolatrice alle mani, questa misura si rivolgerà quasi esclusivamente a chi non lavora o lavora a nero.

Potrebbe passare, invece, l'idea del ministro Catalfo per cui il decreto dovrebbe prevedere che in condizioni di riduzione delle ore di lavoro svolte il salario si manterrebbe lo stesso. In questo caso una parte del monte ore dovrebbe essere utilizzata per corsi di formazione e la restante contribuzione sarebbe a carico dello stato che potrebbe fare ricorso al programma Sure lanciato dalla commissione Ue. Su questo aspetto, però, sarò necessario la concertazioni con le parti sociali sul modello tedesco.

Con il decreto lo Stato dovrebbe intervenire, sotto forma di sovvenzioni, per il pagamento dei salari al fine di evitare i licenziamenti, con una quota non superiore agli 80 euro della retribuzione e per un periodo non superiore ai 12 mesi. Per gli autonomi, invece, confermati i bonus da 800 euro per le partite iva, che potranno arrivare fino a 1.000 euro per chi dimostra di avere avuto perdite di fatturato fino al 33%.

Per loro, però, il problema reale è quello di far ripartire il settore produttivo e dei servizi perchè altrimenti ogni misura sarà inutile.

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