
"Sto pensando di trasferire tutto a Malta altrimenti dovrò licenziare 35 persone che sembrano poche, ma per me è come una famiglia dato che lavoriamo insieme da 20 anni". A dirlo a ilGiornale.it è Giuseppe Servidei, l'amministratore delegato di una piccola compagnia aerea, che ha scritto una lettera al premier Conte per denunciare come le tasse strangolano il settore dell'areonautica.
Esattamente in cosa consiste il vostro lavoro?
"Noi recuperiamo gli organi da trapianto o soccorriamo persone malate e in difficoltà. In alcuni casi abbiamo operato anche in zone di guerra. Perlopiù lavoriamo su richiesta come i taxi e facciamo una media di 4-5 voli al giorno per reperire e trasportare gli organi da trapiantare".
Quali problemi dovete affrontare?
"Come le ho già detto il nostro è un servizio delicatissimo e tra un mese e mezzo lasceremo il Centro-Sud Italia in mano a una società italo-maltese che ha vinto la gara d'appalto perché, pagando il 5% di tasse, è potuta essere più competitiva di noi".
Scusi, non per farle i conti in tasca, quanto guadagna la sua società?
"Guardi i margini di profitto sono del 3-5%, mentre la pressione fiscale oscilla tra il 48 e il 62%. In pratica, io ho un socio di maggioranza occulta, lo Stato, che mi rompe solo le scatole anziché venirmi in aiuto. Chi, come me, continua a lavorare in queste condizioni, o è fesso oppure è destinato a soccombere".
Vi sentite schiacciati dalle compagnie straniere?
"Certo, la competizione rimane zoppa per gli italiani tant’è vero che in Italia, in qualsiasi aeroporto, si trovano almeno 3 o 4 compagnie straniere con decine di aeroplani che fanno voli dall’Italia per l’Europa e addirittura dall’Italia per l’Italia come Ryanair, Vueling, EasyJet. In qualsiasi altro Paese non esiste una compagnia italiana che fa voli da quel Paese per altri Paesi o all’interno di quei Paesi, mentre Ryanair, in Italia, ha superato Alitalia per numero di passeggeri già da tre anni".
Cosa chiede di preciso a chi ci governa?
"Dicono che sono il nuovo? Dicono che vogliono cambiare? Benissimo, piuttosto che regalare Air Italy a Raynair facciano un esperimento: emanino un decreto che per 24 mesi ci consenta di avere una tassazione che sia al pari delle altre compagnie europee".
Altrimenti si rischia una sorta di 'delocalizzazione fiscale'. Giusto?
"Sì, servono pari opportunità altrimenti facciamo come Wirpool che sposta lo stabilimento in linea d’area di 80 km. E non è che loro sono filo-croati, semplicemente non vogliono spendere quel che spendono qui. Penso che dobbiamo competere ad armi pari come avviene negli Stati Uniti, mentre nell’Unione Europea ognuno fa come gli pare".
Perché, secondo lei, le soluzioni adottate finora sono state inefficaci?
"L’uso degli ammortizzatori sociali o di aiuti speciali come è stato fatto in passato per Alitalia non risolvono il problema, ma post-pongono, a carico del contribuente, il problema. Capisco l’assistenzialismo e la cultura di protezione che c’è intorno al mondo del lavoro però non si può pensare che un imprenditore bruci il suo patrimonio per pagare permessi o la tredicesima. In Italia, se io ho un pilota che non sa lavorare ci metto un anno e mezzo o anche due per mandarlo via e gli devo pagare anche 24 mensilità".
All'estero come funziona?
"In Austria, Irlanda, Malta non è così, basta una lettera e ne prendono un altro. Ma non solo. A Malta si paga complessivamente il 35% di cui il 30% vengono restituiti al proprietario della società come incentivo per attirare i capitali nel nostro Paese".
Con la sua proposta, invece, cosa cambierebbe?
"Con questo decreto ripartirebbe il settore perché, dopo due anni, lo Stato si accorgerebbe che incassa di più e, alla fine, sicuramente confermerebbe queste agevolazioni come è successo per le navi di lusso. Dopo 7-8 mesi hanno visto che, con la legge Monti, avevano messo in ginocchio il settore e l’hanno ritirata".
L'alternativa quale sarebbe?
"Se non si vuole o non si può attuare questo decreto perché non ci sono soldi per queste agevolazioni, perlomeno facciano una legge per cui chi viene a lavorare in Italia paga le nostre stesse tasse. Così potremmo essere primi anche nell'aviazione e, invece, ci obbligano a chiudere le compagnie aeree. A questo punto, vendiamoci direttamente a Francia e Germania e facciamola finita".
Cosa si aspetta che succeda con la vicenda Air Italy?
608px;">"La prospettiva, al momento, è che Raynair o chiunque prenderà l’ex Meridiana, si prenderà i suoi slot per poter atterrare a Linate. I dipendenti saranno licenziati tutti oppure verranno sottoposti alla legislazione di Dublino e finiranno nella precarietà irlandese. Alitalia ne pagherà le conseguenze, ammesso che qualcuno se la compri".