In principio era Sip, Società idroelettrica Piemontese. Questo il nome originario dell'ex-monopolista delle tlc in Italia. Nel 1994 Sip divenne quella Telecom che mercoledì prossimo cambierà nuovamente livrea e denominazione diventando Tim. Un incontro con l'inventore di Internet Tim Berners-Lee e un concerto con Mikka suggellerà l'evento. Del resto dal 1994 tutto è cambiato. Con la telefonia mobile diventata preminente nel traino dei ricavi, e questo certo spiega la scelta di Tim, il gestore mobile di Telecom come marchio unico. Scelta comunque necessaria visto che l'integrazione tra fisso e mobile è ormai obbligata. Del resto anche Orange, ossia l'ex France Telecom, ha fatto lo stesso mettendo nel cassetto il glorioso marchio delle tlc transalpine. E con la Francia Telecom, ossia Tim, è sempre più legata visto che l'azionista di maggioranza che ha occupato ben quattro posti in cda è Vivendi con una quota del 20%. E alla finestra c'è anche Xavier Niel, protagonista con la sua Iliad delle nuove società di tlc che ha il 15% in diritti e titoli convertibili. Ancora è presto, secondo gli esperti, per riuscire a capire quali saranno gli intendimenti su Telecom di Vivendi e Niel. Quest'ultimo dovrebbe avere un ruolo di peso nel rilevare alcuni asset nella prossima fusione tra Orange e Bouygues. Mossa questa che potrebbe accelerare anche la corsa in Telecom dove Niel ha sempre detto di essere indipendente e di non correre con Vivendi. Tra i nodi da sciogliere c'è anche quello della robusta partecipazione che Telecom ha in Brasile nel secondo operatore del paese. Su questo fronte le voci si rincorrono. Ieri Reuters annunciava l'avvio delle trattative con Oi, il quarto gestore del paese e fortemente indebitato, per una fusione tra le società. Il consolidamento sarebbe una mossa interessante per gli analisti visto che il mercato brasiliano delle tlc richiede forti investimenti ma i guadagni sono spartiti su quattro gestori. Troppi per un paese in crisi. A frenare la trattiva sono però le condizioni regolatorie brasiliane che obbligherebbe Tim e Oi a cedere qualcosa. Insieme infatti darebbero origine al primo operatore del settore. L'accelerazione nelle trattative forse spiega l'urgenza di Vivendi a conquistare posti in consiglio per cercare di pesare sulla decisione.
Si può immaginare che per Vivendi un'uscita dal Brasile sarebbe forse auspicabile per avere più risorse da investire nella rete fissa dove far transitare i contenuti della sua pay tv Canal Plus. Certo il momento non è favorevole e forse neppure il parere dell'ad di Tim Marco Patuano, che ha sempre dichiarato il Brasile strategico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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