Economia

Telecom, lettera dei fondi: «Attenti ai francesi in cda»

Camilla ContiGli investitori istituzionali «non possono che manifestare anche a Lei e all'organo che presiede le loro preoccupazioni per il futuro assetto dell'organo amministrativo di Telecom nonché per la mancanza di chiara informativa circa le intenzioni e gli obiettivi sottesi all'iniziativa di Vivendi». Inizia così la lettera inviata dal Comitato dei gestori al presidente Giuseppe Recchi (mettendo in copia anche l'ad, Marco Patuano), in cui si contesta la richiesta avanzata da Vivendi di allargare il cda a 17 membri con l'ingresso di 4 nuovi consiglieri indicati dal socio francese. Richiesta che sarà oggi all'attenzione del board. Nel mirino dei fondi, italiani e internazionali che all'ultima assemblea risultavano possedere il 66% del capitale di Telecom, sono finiti tre punti chiave. Primo, «l'effettiva necessità di una integrazione del consiglio», poi «l'opportunità che siedano nel cda tre rappresentanti operativi di un socio qualificato di influenza notevole» che sarà così in grado di esercitarne una «ancora maggiore rispetto a quella derivante dalla percentuale del capitale sociale di Telecom in suo possesso, senza aver lanciato un'Opa». Terzo, «l'opportunità di svincolare dal divieto di concorrenza i tre candidati che svolgono le funzioni di ad, direttore finanziario e direttore operativo in Vivendi, la quale opera nello stesso settore di Telecom».Alcune fonti finanziarie si chiedono perchè i fondi hanno deciso di alzare la voce adesso e non abbiano invece seguito la strada dei francesi chiedendo l'integrazione del consiglio considerando che la richiesta di poltrone da parte dei francesi era nell'aria nei giorni precedenti alla scadenza dei termini e dunque avrebbero avuto il tempo per muoversi di conseguenza. Non solo. Vivendi avrebbe anche potuto azzardare di più, chiedendo il rinnovo integrale del cda e con il nuovo statuto avere facoltà di nominare due terzi dei consiglieri. Ovvero 8 su 13. Mentre ora in ballo ci sono 4 posti su 17. Secondo altre fonti, a spiazzare è stato proprio il numero di poltrone richieste da Parigi. Resta da capire a chi fanno gioco le barricate degli investitori istituzionali. Qualcuno punta il dito sullo scontro al vertice del gruppo di tlc fra il presidente Recchi che il 5 novembre ha messo sul tavolo del board la proposta di conversione delle azioni di risparmio in ordinarie senza informare l'ad Patuano. Il quale ieri potrebbe dunque aver brindato. Il cda non è obbligato a rispondere alla lettera.

Ma di certo, in vista dell'assemblea del 15 dicembre la tensione sale.

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