Pur osservando da spettatore il risiko europeo delle telecomunicazioni, con Telecom candidata preda in ogni scenario, Franco Bernabè ha ancora un asso nella manica: Tim Brasil. A poche settimane dalla probabile scadenza del patto di sindacato di Telco - la cassaforte che custodisce il 22,4% di Telecom Italia - la controllata carioca si sta rivelando il cavallo di Troia che potrebbe portare in Telecom il nuovo atteso socio. E non a costo zero. Anzi, secondo gli analisti, l'asset brasiliano potrebbe innescare una battaglia di posizione tale da generare, nel medio periodo, una ripresa del titolo e un parziale recupero finanziario per i soci in uscita e che negli anni hanno subìto pesanti svalutazioni: Mediobanca (11,62%) e Generali (30,58%) in testa. E così, già ieri, Telecom ha iniziato la sua corsa con un vero e proprio rally a Piazza Affari e una chiusura sugli scudi in rialzo del 9,36% a 0,529 euro tra scambi pari all'1,9% del capitale. Ad alimentare quelle che per il momento restano delle ipotesi gradite al mercato è, in particolare, il «fattore Vodafone». Se, infatti, gli acquirenti più papabili per Telecom restano Telefonica e AT&T alleata con America Movil, il mercato scommette che le mosse del player inglese accenderanno una guerra per Tim Brasil che potrebbe trasformarsi in un takeover della controllante Telecom Italia. «Il possibile deal tra Vodafone e Verizon - scrivono gli analisti di Equita Sim - è un chiaro catalizzatore per l'ulteriore ondata di merger&acquisition nel settore e quindi un fattore positivo per Telecom Italia. L'operazione doterebbe, infatti, Vodafone di circa 100 miliardi (pre-tasse) di risorse fresche». Risorse che potrebbero essere spese per nuovi asset, fra cui ci potrebbe essere anche Tim Brasil al fine di incrementare l'espansione nei mercati emergenti. «Riteniamo che in un eventuale operazione di aggregazione Telecom potrebbe ottenere dalla cessione della quota in Tim Brasil un valore circa doppio rispetto a quello espresso dal mercato (oltre 4 miliardi di euro) con ciò raggiungendo un rapporto debito/ebitda di circa 2 dall'attuale 2,49», hanno spiegato dalla sim milanese. Cosa significherebbe questo per Telecom? Sicuramente allentare la stretta finanziaria a la morsa sul rating, inoltre, evitare operazioni straordinarie come aumenti di capitale (al momento comunque non all'ordine del giorno). Inoltre, il nuovo scenario che alza il livello di contendibilità sul gruppo, sta spingendo i target di prezzo attesi. Se Equita resta abbastanza cauta indicando 0,60 euro, Bernstein fissa il target a 1 euro per le azioni ordinarie (da 0,65 euro) e a 0,9 euro per le risparmio (da 0,55 euro). Uno scenario insperato per i soci che, solo a luglio, avevano assistito al crollo del titolo ai minimi storici (in area 50 centesimi) e hanno in carico le azioni a prezzi ben più alti. Per entrare in Telecom, Telefonica ha speso 2,9 euro per ogni azione, Generali 2,75 euro, cifra che fu svalutata poi nel 2008 a 2,18 euro, nel 2011 a 1,5 euro e nel 2012 a 1,2 euro: prezzo a cui sono in carico oggi le azioni in Telco. Tornando all' M&A settoriale, gli analisti hanno ipotizzato anche uno scenario non troppo positivo, ovvero il caso in cui Vodafone acquisisca Fastweb (Swisscom).
L'operazione avrebbe un impatto leggermente negativo per il colosso tlc italiano perché, pur semplificando l'arena competitiva, creerebbe un competitor di Telecom più completo. Al momento, comunque, il mercato specula però sull'operazione Tim Brasil.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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