Tempesta di "Faang" in Borsa. Le big del Nasdaq in ritirata

Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google: in una settimana perdite medie del 5%. E la fiducia vacilla

Tempesta di "Faang" in Borsa. Le big del Nasdaq in ritirata

Evaporano le icone hi-tech che avevano fatto sognare il mercato a inizio anno. Facebook, Amazon, Netflix e Google (o meglio Alphabet, la sua casa madre), le cosiddette «Faang», in due sedute tra la fine della settimana scorsa e l'inizio di questa, hanno perso 200 miliardi di dollari, con Apple si arriva a 230 miliardi circa, poco meno della metà dell'intera capitalizzazione di Piazza Affari.

Ottobre è stato un mese da dimenticare per i cinque colossi hi-tech Usa che hanno registrato perdite medie comprese tra il 10% di Alphabet e il 23% di Netflix passata, in meno di dieci sedute, da 364 dollari ai 276 di ieri. Dati trimestrali meno entusiasmanti del previsto, scenari macroeconomici di forte incertezza e prese di profitto sono tra le cause delle perdite brutali subite da titoli ormai entrati nell'immaginario collettivo. E c'è chi ha speculato a piene mani sull'inversione di rotta degli ultimi trenta giorni. Secondo le statistiche di S3 Partners, solo la settimana scorsa, chi ha scommesso sul ribasso delle Faang ha ottenuto un guadagno netto di 1,62 miliardi di dollari, grazie a un calo complessivo dei cinque titoli del 4,7% (rispetto al -3,9% dell'S&P 500), 5,52 miliardi se si allarga l'orizzonte sull'intero mese con un'impennata di posizioni «short» (ovvero di vendita al ribasso) del 7% circa. Gli investitori a inizio settimana hanno puntato 9 miliardi contro l'inventore dell'iPhone, 7,9 miliardi contro il gruppo di Jeff Bezos, 5,1 miliardi contro Netflix, 4,2 contro Facebook e Google. Solo Tesla fa peggio: i trader hanno scommesso quasi 11 miliardi contro la società di auto elettriche. «Riteniamo che il trend di ottobre prosegua a novembre in vista di un riposizionamento dei prezzi», scrive 3S Partners.

Il timore è di un rallentamento della crescita che, fino ad oggi, ha garantito l'exploit del settore. Amazon, nonostante utili trimestrali record di 2,9 miliardi, ha registrato un giro d'affari senza sorprese (56,6 miliardi, dai 43,7 miliardi di un anno fa, ma meno dei 57,1 previsti) e ha fornito indicazioni modeste per il trimestre in corso, quello per di più delle spese di Natale, con vendite comprese tra i 66,5 e i 72,5 miliardi rispetto ai quasi 74 miliardi stimati dai broker. Situazione simile per Alphabet che, a fronte di profitti trimestrali da record (9,19 miliardi), ha registrato un fatturato in crescita ma inferiore alle attese (33,72 miliardi). Quanto alla tv digitale Netflix, nonostante i 137 milioni di abbonati, inizia a serpeggiare il dubbio sulla sostenibilità dei bilanci a fronte di quasi 12 miliardi di investimenti negli ultimi 12 mesi.

Su Facebook i dubbi, dopo lo scandalo sull'utilizzo dei dati degli utenti scoppiato la scorsa estate, riguardano la frenata dei sottoscrittori. Per Apple, infine, la prova del nove è fissata domani: i risultati faranno chiarezza sull'andamento delle vendite dei nuovi apparecchi che, secondo alcune voci, non sarebbero esplosive come quelle del passato.

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