Terremoto alla Parmalat: Lactalis azzera il consiglio

Terremoto alla Parmalat: Lactalis azzera il consiglio

Con una mossa a sorpresa, ieri la maggioranza dei consiglieri della Parmalat si è dimessa dal proprio incarico. Nove su undici hanno detto basta con una scelta non unanime. I due indipendenti Umberto Mosetti e Antonio Mastrangelo sono infatti decaduti solo «di riflesso» alla scelta dei manager espressione dell'azionista di maggioranza, la francese Lactalis. Gabriella Chersicla, Marco Jesi, Francesco Gatti, Yvon Guerin, Daniel Jaouen, Marco Reboa, Antonio Sala, Franco Tatò e Riccardo Zingales hanno spiegato che la decisione è arrivata «dopo che il decreto del tribunale di Parma ha respinto la richiesta della procura della Repubblica di revoca dell'intero cda. Convinti di aver agito sempre correttamente - spiegano in una lettera firmata - assumiamo questa difficile decisione nell'esclusivo interesse della società al fine di consentirle di operare nuovamente in un clima sereno e costruttivo».
Quindi quella dei nove dimissionari sarebbe una mossa per cercare di evitare a Collecchio altri guai dalle Procure dopo che la gestione francese è finita nel mirino dei giudici per l'acquisizione di Lag. Un'operazione condotta dai francesi attraverso Parmalat, in particolare grazie al tesoretto di liquidità da 1,4 miliardi lasciato da Enrico Bondi alla società dopo il risanamento. Un passo indietro a tutti gli effetti? O dietro a questa scelta c'è dell'altro? Secondo un analista, «la mossa era nell'aria, tanto che il titolo non ha reagito» (ha chiuso a +0,40%). Tuttavia, una fonte interpellata dal Giornale riferisce che «nel mirino ci sarebbero proprio le minoranze Parmalat che non poco hanno contribuito a controllare le scelte dell'azionista di maggioranza, a suon di esposti Consob». Tant'è, che in occasione del cda di ieri, gli amministratori indipendenti avrebbero fatto mettere a verbale che le dimissioni del board rappresentano «un grave fallimento professionale e umano».
Di contro i consiglieri dimissionari hanno fatto valere l'apprezzamento del titolo, di circa il 39% nel 2013. Osservazione oggettiva, che tuttavia qualche analista mette proprio in relazione alle faide in seno al board tra azionisti di minoranza e maggioranza, di cui il titolo avrebbe beneficiato. Di certo la contrapposizione, se ancora viva, si riproporrà in occasione dell'assemblea che il 17 aprile è a questo punto chiamata a eleggere il nuovo cda.
Guardando ai numeri ieri Parmalat ha licenziato un buon bilancio 2013, con un aumento dei ricavi del 3,7% a 5,3 miliardi a tassi di cambio e perimetro costanti, e un mol in crescita del 2,8 a 437,2 milioni.

Per il 2014 Parmalat stima un fatturato netto e un mol in crescita entrambi del 3 per cento. Nel 2013 il fatturato aumenta in America Latina, Africa e Usa, leggera diminuzione in Canada. In Europa, buon andamento delle vendite in Russia e Romania, mentre in Italia il fatturato resta sostanzialmente stabile.

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